
Il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha richiamato l’Italia, seppur indirettamente, nel suo intervento di oggi al Parlamento di Strasburgo in vista del Consiglio europeo di domani. “Si sono fatti passi avanti sul fronte del risanamento. Tuttavia resta un debito pubblico troppo elevato che in alcuni Stati membri rappresenta un ostacolo agli investimenti“, ha detto. Il riferimento all’Italia è evidente: prima di pretendere nuova flessibilità, dopo quella già concessa con l’approvazione della legge di Stabilità, bisogna mettere a posto i conti. Già Juncker aveva detto di aver concesso molta flessibilità all’Italia, e alla Francia, nella valutazione del documento programmatico di bilancio (la bozza della legge di Stabilità), “a rischio di non conformità” con il Patto di Stabilità europeo, e con il rinvio dell’esame sui conti a marzo, e che qualora per quel tempo non fossero state fatte le riforme promesse l’Italia e gli altri Paesi sotto osservazione sarebbero andati incontro ad “un inasprimento della procedura sul deficit”. Ora, il presidente della Commissione Ue sembra lanciare un altro avvertimento.
Quindi Juncker ha auspicato che il Consiglio europeo di domani approvi il suo piano di investimenti da 300 miliardi (ipotetici): “Mi auguro che dal Consiglio di domani non arrivino solo parole“, ha detto, ripetendo poi in italiano: “Parole, parole, parole” (come nella famosa canzone di Mina). “Abbiamo bisogno di soldi, spero che gli Stati membri diano il loro contributo”, ha aggiunto.
Intanto, nel suo rapporto sulle finanze pubbliche Ue del 2014, la Commissione scrive che “la ripresa nell’Unione europea resta fragile, la disoccupazione strutturale è diventata una preoccupazione seria per le conseguenze sociali, sulla crescita e sulle finanze pubbliche. Le sfide per le politiche di bilancio restano molto dure, in particolare per i Paesi più indebitati“, spiega la Commissione. “I governi riusciranno ad abbattere il debito solo se rispetteranno gli obiettivi fissati nei loro bilanci”, si legge ancora nel rapporto, dove si precisa anche che i Paesi Ue tendono “ad una deviazione sistematica dai target, soprattutto a causa di spese più ampie del previsto“. L’Italia, avverte la Commissione Ue, dovrebbe fare ” maggiori sforzi fiscali nel 2015″ per assicurare la sostenibilità dei conti pubblici.
Intanto, nell’infinita stagnazione europea, oggi Eurostat ha confermato il dato sull’inflazione in Europa a novembre. L’indice dei prezzi al consumo è sceso nell’Eurozona al +0,3% dal +0,4% di ottobre, mentre nell’Unione europea a 28 membri è passato al +0,4% di novembre dal +0,5% di ottobre. Lo scorso anno, ha precisato Eurostat, il tasso medio d’inflazione era allo 0,9% nell’Eurozona e all’1% nella Ue a 28. Hanno influito sulla dinamica dell’inflazione anche i ribassi dei prezzi dei carburanti, dovuti ai cali del prezzo del petrolio. Intanto, però, l’inflazione si conferma ampiamente sotto il target del 2% fissato dalla Banca centrale europea.
V.B.