Mafia Capitale: Confindustria parte civile. Polemica Orfini-Pecoraro

Giuseppe Pecoraro (screenshot Skytg24)
Giuseppe Pecoraro (screenshot Skytg24)

Il caso Mafia Capitale fa ancora discutere, tanto più dopo il Comune, nella nuova udienza del tribunale di Riesame si costituisce come parte civile anche Confindustria nel procedimento penale avviato dalla procura di Roma.
Durante un seminario del Centro studi di Confindustria promosso sulla lotta alla corruzione, il delegato per la legalità dell’associazione nazionale degli imprenditori, Antonello Montante ha ricordato che l’obiettivo “è tutelare la reputazione delle imprese e la leale concorrenza sul mercato e ribadire così l’impegno di Confindustria per il rispetto dei valori di legalità e correttezza nei rapporti economici”. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando ha commentato che si tratta di un “fatto importante e nuovo rispetto ad un atteggiamento un po’ di rassegnazione; un segnale della volontà di contribuire ad un riscatto. La buona politica, come la pubblica amministrazione subiscono il danno da questo tipo di vicende, così come anche l’impresa che rispetta le regole credo che sia la prima danneggiata”.

Polemica scioglimento Comune di Roma

Intanto si registrano nuove polemiche sull’ipotesi scioglimento del Comune. Infatti, il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro che ha nominato la Commissione di indagine per il Comune, ha espresso preoccupazioni sul fatto che le indagini possono portate ad ulteriori sviluppi della vicenda che potrebbero portare alla “necessità di uno scioglimento e questa, ovviamente, non è una cosa che desideriamo. Forse alcune norme fatte alcuni anni fa determinano oggi situazioni che portano alla corruzione. Non c’è selezione del personale, non c’è selezione dei dirigenti: questo può comportare che si ripetano questi fatti”.

Ma le dichiarazioni di Pecoraro non sono passate inosservate e su Twitter è giunto immediatamente il commento critico del presidente del Pd e commissario del partito a Roma, Matteo Orfini: “Tra le tante curiosità della situazione romana c’è anche quella di avere un prefetto che fa più interviste e dichiarazioni di Salvini”.

Pecoraro responsabile come Alemanno

A rincarare la dose entra in gioco anche il deputato Pd e Coordinatore dell’Intergruppo parlamentare immigrazione, Khalid Chaouki che chiede spiegazioni a Pecoraro, ricordando l’incarico che ricopriva all’epoca della Giunta Alemanno: “Troviamo stucchevole la propensione del Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro a rilasciare interviste quotidiane sul possibile scioglimento del Comune di Roma, quando dovrebbe, per senso di responsabilità, chiarire a tutti i cittadini qual è stato il suo ruolo durante gli anni dell’amministrazione Alemanno in materia di gestione della cosiddetta emergenza rom, oltre alla gestione e dovere di controllo su gare d’appalto e gestione dei centri dedicati all’accoglienza dei rifugiati”.

Ricordiamo, per chi avesse perso la memoria – prosegue Chaouki – che il Prefetto Pecoraro venne nominato dal Governo Berlusconi il 30 maggio 2008 Commissario delegato per il superamento dell’emergenza Rom per la regione Lazio e la città di Roma. Una gestione secondo procedure d’emergenza, concordata con l’allora ministro dell’interno Roberto Maroni e il sindaco Gianni Alemanno, in deroga a tutte le procedure ordinarie e successivamente bocciata nel suo complesso da una sentenza del Consiglio di Stato per carenza dei presupposti di fatto idonei a legittimare una declaratoria di emergenza”.
“Invece di ergersi a castigatore pubblico del sindaco Ignazio Marino, vero argine a Mafia Capitale come emerso dalle intercettazioni, il Prefetto di Roma farebbe bene a lavorare in silenzio nella sua importante opera di verifica interna al Campidoglio e magari anche a spiegarci come sia potuto accadere che durante la sua gestione siano potute verificarsi speculazioni milionarie gestite da bande criminali e mafiose ai danni della dignità di rom, rifugiati e tutti i cittadini romani”.

Nuova udienza tribunale del riesame

Per oggi intanto è attesa una nuova udienza del tribunale del riesame. Il collegio presieduto da Bruno Azzolini affronterà la posizione di una decina di indagati tra cui Salvatore Buzzi, Giovanni De Carlo, Riccardo Mancini, Giovanni Fiscon e Carlo Pucci. La scorsa settimana il Riesame aveva confermato l’aggravante mafiosa per Massimo Carminati, Riccardo Brugia, Roberto Lacopo e Fabrizio Franco Testa. Conferma del carcere anche per Emilio Gammuto, accusato di corruzione aggravata.