
L’idea di accelerare l’iter delle riforme auspicata dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano durante la cerimonia di scambio di auguri con le istituzioni che si è svolta al Quirinale e sollecitata dal premier Matteo Renzi in assemblea dei Senatori del Partito Democratico non piace alla minoranza dem né tantomeno a Forza Italia.
Non a caso, il senatore Pd Vincenzo Chiti che ha preso parte all’assemblea al Senato, in un’intervista al quotidiano Repubblica ha commentato che “non intende frenare, ma ci vogliono correzioni sulle riforme”, in quanto spiega il senatore “Italicum e nuovo Senato devono essere fatti presto ma bene” altrimenti “il pasticcio delle Province si ripercuoterà ingigantito nel Senato delle autonomie”.
Il premier ha chiesto che la riforma elettorale, Italicum 2.0 approdi in aula del Senato entro il 7-8 gennaio e in base al cronoprogramma che prosegue di pari passo con la riforma costituzionale alla Camera, entrambi devono essere approvate entro il 20 gennaio, per poi andare alle urne per la successione al Quirinale, in quanto le dimissioni di Napolitano arriveranno all’incirca a metà gennaio.
Tuttavia le due riforme sono collegate: per cui nella legge elettorale sembra sia stato trovato un accordo anche con Forza Italia su una clausola di salvaguardia che fissa al 1° settembre 2016, l’entrata in vigore per la Camera dell’Italicum, in modo da assicurare all’ex cavaliere, Silvio Berlusconi il riparo dal rischio urne anticipate. In base a questa clausola si potrà andare a votare a partire dalla primavera 2017, mentre nel caso in cui saltasse il governo, la legge elettorale che sarà applicata per delle elezioni anticipate potrebbe essere il Consultellum , ovvero il proporzionale puro e che sarà valido per le due Camere, così come stabilito dalla Consulta. La minoranza Dem, ma anche altri partiti come M5S sarebbero invece a favore del Mattarellum.
Intanto gravano in commissione Affari costituzionali circa 18mila emendamenti di proposte di modifica all’Italicum, di cui più di 15 mila presentati dal leghista Roberto Calderoli.
Minoranza dem
Tornando nello specifico della riforma costituzionale e sui senatori eletti, quando la riforma tornerà al Senato, Chiti sostiene che “la mia convinzione è che l’Italia non possa permettersi che le Province non siano elette dai cittadini, ma ci sono; che il Senato non venga eletto dai cittadini, ma c’è; che il 60% dei deputati non sia scelto dai cittadini ma nominato. Correggiamo alcune delle cose scelte fin qui. Sulla legge elettorale, no ai capilista bloccati. Ho presentato un emendamento per ripristinare il Mattarellum”. “La lealtà è obbligo, ma sulla Costituzione e la legge elettorale il ruolo primario spetta al Parlamento non al governo. La lealtà è un valore ma l’obbedienza non è una virtù”, commenta il senatore dem riferendosi alla direzione del Pd, nella quale Renzi ha chiesto “lealtà” al suo partito ed è stato criticato dalla Bindi che ha replicato che il premier “non vuole lealtà ma obbedienza”.
Forza Italia e le riforme
Per oggi, la Camera valuterà le pregiudiziali di costituzionalità presentate da Sel e M5S sul disegno di legge per le riforme costituzionali, l’ipotesi è di rinviarle a gennaio. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boshi in una aula della Camera “vuota” ha voluto ribadire che “le Riforme sono un tema centrale della azione di questo governo e il testo che stiamo discutendo ormai è diventato parlamentare con le modifiche che sono state introdotte. L’urgenza nel procedere – ha poi spiegato- non è stata determinata da un vezzo del governo o da una voglia di distrazione di massa. Le riforme hanno un impatto economico fondamentale”.
“Ci aspettano lavori impegnativi che spero siano basati sullo stesso spirito di collaborazione che ha caratterizzato l’esame in commissione”, ha poi concluso Boschi auspicando “magari un pò più di partecipazione”.
“Con queste riforme noi non stiamo aspettando il futuro ma ce lo stiamo andando a prendere. Il nostro obiettivo non è quello di rifare il titolo V o di abolire il senato ma quello di cambiare l’Italia, di renderla più bella, di riconquistare il posto che si merita”, ha poi replicato la Boschi.
Ma Forza Italia non sembra concordare sulla tempistica e ieri, il presidente dei deputati Fi, Renato Brunetta ha chiesto nel corso della riunione dei capigruppo alla Camera che la riforma costituzionale e la legge elettorale siano approvate dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato.
Immediata la replica del Capogruppo Pd Roberto Speranza con un messaggio via Twitter: “Niente ricatti o scambi sul Quirinale. Se Forza Italia fa melina noi andiamo avanti lo stesso”.
Boschi
In merito ai tempi relativi all’iter delle riforme e della legge elettorale, la Boschi ha dichiarato ai cronisti che “c’è sempre intesa con Forza Italia. Il calendario prevede che l’8 gennaio saremo in Aula con le riforme istituzionali e contemporaneamente al Senato procederemo con la legge elettorale”.
La Boschi ha poi sottolineato che “non possiamo bloccare tutto in attesa di una data che non si sa quale sarà”, in riferimento alle dimissioni di Napolitano: “Il Capo dello Stato ancora non si è dimesso. Su questo anche Forza Italia è d’accordo”.
Per la calendarizzazione in Aula della legge elettorale al Senato, commenta che “ora andremo alla Capigruppo, si discuterà del calendario della legge di stabilità e non so se all’ordine del giorno c’è anche la legge elettorale, ma se non sarà in questa Capigruppo sarà nella prossima”. Ma una cosa è certa è che l’esame dell’Italicum “potrebbe cominciare ai primi di gennaio, forse anche prima”.
C.D.