Jobs Act, sindacati delusi: “Le lotte saranno crescenti”

Susanna Camusso (Filippo Monteforte/Afp/Getty images)
Susanna Camusso (Filippo Monteforte/Afp/Getty images)

Si è svolto questa mattina l’incontro con le parti sociali, tra le quali i sindacati ma anche le associazioni di categoria come Confindustria, e il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti sui decreti attuativi del Jobs Act.
Prima dell’incontro, Poletti è stato categorico anticipando che “non ci sarà alcuna trattativa”.
Categorica anche la replica della Segretaria della Cgil Susanna Camusso che al termine della riunione ha commentato che l’incontro di oggi ha “confermato l’atteggiamento del governo indisponibile ad avere un normale rapporto con le parti sociali e più arretrato che a livello europeo”, aggiungendo che il giudizio del sindacato “non cambia”.

“Non credo ci sarà nessun altro incontro. Non mi pare che siano per un dialogo serrato. E il fatto che Poletti abbia ribadito più volte che il confronto non prevede la trattativa ci conferma un atteggiamento indisponibile del Governo ad un normale rapporto con i sindacati e un atteggiamento molto più arretrato del dialogo sociale che si svolge in Europa”, ha spiegato la leader del sindacato, riportando le parole del ministro che ha sostenuto “non possiamo discutere con voi di cose conclusive”.

Monetizzazione delle tutele

“Il governo sta lavorando per rendere del tutto inefficace la tutela della reintegra in tutti i casi che non sia il solo licenziamento discriminatorio”, ha poi commentato la Camusso ai giornalisti, affermando che “l’impressione che abbiamo avuto è che si pensi che anche il tema dei licenziamenti disciplinari debba avere una efficacia zero dal punto di vista della reintegra”.
“Questo è quanto abbiamo interpretato dal fatto che parla di insussistenza del fatto materiale che tra l’altro deve essere dimostrato dal lavoratore”, ha proseguito Camusso, sostenendo che non vi è stata una risposta dell’esecutivo sulla possibilità che lo “scarso rendimento” rientri tra le giste cause per avviare un licenziamento.
“Siamo di fronte non ad una precisa scelta di un mercato del lavoro con cui creare occupazione ma ad una esplicita delega alle imprese della politica economica del Paese”, ha poi ribadito Camusso spiegando che “le imprese hanno moltiplicato le loro richieste. Non contente, continuato a rivendicare…ora chiedono i licenziamenti collettivi e un minor costo degli ammortizzatori. D’altra è il risultato del fatto che il governo gli ha detto fate voi e le imprese chiedono sempre di più”.
In conclusione la Camusso ha sostenuto che “ci è stato illustrato quello che potremmo definire un contratto a monetizzazione crescente, ovvero che passa dalla tutela alla monetizzazione dei lavoratori”.
“E’ stata solo una discussione sui tempi e i modi per monetizzare le tutele”, tra le quali per la sindacalista “alcune cose preoccupanti” come le nuove norme sulla conciliazione che superano quelle attuali “sostituendole con altre che prevedano un rapporto esclusivo tra azienda e lavoratori e un beneficio per l’azienda in termini di minor costo che verrebbe anche agevolata fiscalmente”.
“Ci preoccupa perciò questo legame tra incentivazione e possibilità di favorire i licenziamenti”, precisa la Camusso.

Nuova stagione di lotte “crescenti”

Anche la Uil non è soddisfatta dell’incontro e promette una “stagione di lotte”.
Il leader Uil, Barbagallo ha detto che si tratta di “una impostazione che non convince”, tanto che afferma il sindacalista “in questo paese le lotte saranno crescenti”.
Dal canto sui la Cisl si è detta pronta ad affrontare la logica dell’indennizzo in caso di licenziamento purché congruo: “Non sono uscite cifre e contenuti, per cui abbiamo ribadito che per i licenziamenti economici vi sia uno zoccolo di partenza di 6 mensilità”, ha detto il rappresentante della Uil.

L’estensione della protesta sindacale

Ma la protesta sindacale si estende anche sul fronte della Legge di Stabilità sulla quale il governo presenterà entro stasera un maxi emendamento.
Infatti, i sindacati della Pubblica Amministrazione in una nota unitaria si dicono pronti all’occupazione delle Province ad oltranza: “Oggi la mobilitazione si estende a tutte le Province italiane, e senza un intervento del Governo, un passo indietro su provvedimenti dannosi e insensati, non si fermerà”.

“Chiediamo al Parlamento di evitare il peggio – prosegue la nota-, alle Regioni di fare la loro parte”.

I sindacati rilanciano la mobilitazione dei lavoratori delle province “contro il rischio di esuberi per 20 mila lavoratori a tempo indeterminato e del licenziamento per oltre 2 mila precari” e la estendono anche contro i “pesanti tagli previsti in Legge di Stabilità” che secondo i sindacati “mettono a rischio il funzionamento dei servizi di area vasta, dalla sicurezza scolastica alla tutela ambientale, passando per la viabilità e le politiche attive sul lavoro”.
“La mobilitazione che è cresciuta in queste settimane oggi raggiungerà il suo apice in tutto il Paese, dopo le prime occupazioni di ieri. Senza un dialogo vero la mobilitazione continua”, concludono i sindacati che invitano il governo ad abbassare i toni.

C.D.