
Una sinistra alternativa al Partito Democratico che potrebbe chiamarsi “Sinistra Possibile”: è quanto starebbe meditando il deputato Pippo Civati che era al fianco di Matteo Renzi nelle prime Leopolde per poi distaccarsene progressivamente fino ad incarnare una delle correnti della minoranza dem, osando sfidare il segretario e premier non solo partecipando alle manifestazioni promosse dai sindacati, ma anche non votando lo Sblocca Italia, l’Italicum e il Jobs Act.
Il quotidiano il Giornale riserva questa mattina una riflessione sulle ipotesi di scissione che potrebbero derivare appunto dalla linea civatiana.
Il nome dell’alternativa al Pd potrebbe addirittura riecheggiare il partito spagnolo “Podemos” che, nella penisola iberica, secondo i sondaggi conquisterebbe già il 25%.
Sembra anche che il marchio “sinistra possibile” sia già registrato come dominio web e potrebbe in parte riprendere anche il nome dell’associazione fondata da Civati “èpossibile” con la quale la scorsa settimana ha organizzato un incontro a Bologna per confrontarsi con politici, studiosi e intellettuali per delineare la sinistra italiana del futuro.
L’idea della scissione circola già da un po’ di tempo ma Civati che ha raccolto il maggior numero di voti dopo Renzi per l’elezione del segretario del Pd, smentisce i mormorii. Anzi, in una intervista all’Espresso, Civati sostiene che “la mossa vera è unire la sinistra, divisa e spaesata”.
Come linea ideologica e teorica il partito dovrebbe rinnovarsi “con tutto ciò che di sinistra e di moderno c’è un Europa, da Podemos a Tsipras, ai verdi, ai socialisti, alla fine di un semestre europeo non proprio irresistibile”.
Recentemente, Civati, nel corso del programma “Un giorno da Pecora” su Rai Radio 2, ha sostenuto che “non ci candideremo con questo programma di governo perché non lo condividiamo, ed eventualmente lavoreremo per unire la sinistra, sia se sarà un nuovo soggetto politico sia che sarà una lista.
La prova del fuoco, secondo gli osservatori, sarà l’elezione del presidente della Repubblica. Tanto che il Giornale cita un dirigente renziano: “Sarebbe il primo risultato concreto del Patto del Nazareno, l’alibi ideale per convogliare il malessere, scatenare gli umori anti-berlusconiani della sinistra e iniziare le danze della scissione”, riferisce la fonte.
Secondo la minoranza i timori di elezioni anticipate sono più vive che mai. Alcuni azzardano pensare che lo stesso Renzi sia convinto di voler andare alle urne a maggio e in tal caso la soglia del 3% potrebbe anche tornare utile.
Dal canto suo, Renzi potrebbe cogliere l’occasione per ripulire il suo partito anche se non potrà fare a meno di nomi scomodi che sono però sempre in primo piano: a cominciare da Civati, Gianni Cuperlo fino a Stefano Fassina.
C.D.