Sul Quirinale Bersani avvisa Renzi tre volte

Corsa al Quirinale Bersani Renzi
Pier Luigi Bersani con Matteo Renzi (Andreas Solaro/Getty Images)

Secondo Pier Luigi Bersani il premier «è una di quelle macchine da corsa che hanno tanta potenza. Ma la potenza va scaricata a terra, sulla strada e non va dispersa. I suoi modi devono collegarsi di più alla realtà». Ha parlato di Matteo Renzi l’ex numero del Nazareno “In mezz’ora” su Rai Tre” ed ha parlato anche di quel Patto siglato tra il premier e Berlusconi nella sede di Botteghe Oscure: un nodo che potrebbe arrivare al pettine ora, incrociandosi con la partita sul Quirinale. «Sono contro i patti, bisogna discutere. Stringere patti non va bene. Temo che il Nazareno passi alla storia per il Patto, pur essendo la sede del PD. Io sono contro i patti per un motivo molto semplice: penso che ci voglia una sinistra e una destra, che un Paese debba respirare con due polmoni e se si sfrangia la differenza e si crea una  cosa troppo trasversale non è salute. Bisogna parlare, dialogare sui temi istituzionali, ma stringere patti dove chi ha firmato ha l’ultima parola non va bene. Lasciamo che Forza Italia faccia l’opposizione. E lo dico senza avercela in particolare con Berlusconi».

Romano Prodi

Il pensiero di Bersani sembra girare introno al nome di Romano Prodi e al veto che il leader di Forza Italia sembra aver posto su fondatore dell’Ulivo, in nome della tenuta di quel Patto. Una richiesta, quella dell’ex Cavaliere, che il premier potrebbe accogliere, preoccupato anche dall’ombra che un Prodi Presidente potrebbe gettare sul PD e sulla sua leadership a sinistra. Bersani sembra giocare la sua partita d’anticipo a sostegno del professore bolognese «Renzi sa bene che tenere un Paese da soli è difficile, essere in due non è male» spiegando che per il Quirinale ci vuole qualcuno «che sappia tenere in mano il volante»; meglio ancora se sappia di economia – una materia su cui il premier non sembra il primo della classe – perché la crisi potrebbe durare ancora anni: «siamo ancora nelle curve» sottolinea Bersani. E parla anche metodo: è il PD – sottolinea – a dover prendere l’iniziativa e fare un nome su cui trovare il consenso decisivo. «Cominciamo a ragionare del profilo del nuovo presidente della Repubblica e poi ne parliamo con Grillo, con Berlusconi e con gli altri. Tocca a noi fare i pivot».

Questione di metodo

Niente fughe in avanti o in solitaria, sembra dire Bersani. Il premier è avvisato: nessun accordo bilaterale tra Renzi e l’ex Cavaliere: «Berlusconi può convergere con noi sull’autonomia del candidato. Il sistema non ci consente di scegliere quello che ci piace, ma dobbiamo trovare un punto di equilibrio autorevole e di garanzia» perché «l’avvitamento tra crisi sociale e democratica c’è e il meccanismo democratico non è in grandissima salute» e l’Italia non può permettersi la candidatura di un nome «stravagante» dice Bersani, e sembra un avviso.

“Nessuna pregiudiziale”

Nè potrebbe esserci precisione per un nome appartenente alla Sinistra: «Non sono accettabili preclusioni di nessun genere. Credo sarebbe immaginabile proporre una figura ostile ai valori della sinistra e del centrosinistra» E una premessa di metodo, anche questa. «Partendo da questo va bene un cattolico, laico, va bene tutto: il Paese che deve essere guidato e rasserenato. Dobbiamo cercare una figura della massima autorevolezza: una persona autonoma e fedele solo alla Costituzione». A conti fatti è la fedeltà e il punto su cui gira l’intera questione: fedeltà alla Carta fondamentale, la fedeltà tra il PD e Renzi, la fedeltà al Patto.
Sulla richiesta invocata da Renzi, Bersani commenta: «Da parte nostra la lealtà c’è. Siamo al trentesimo voto di fiducia nessuno si è lamentato. La lealtà c’è e ci vuole. Ma tra quelli che la invocano e sarebbe simpatico che la lealtà venisse sempre praticata» conclude – e sembra un avviso anche questo.

ADB