
Giornata particolarmente intensa per il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che dopo aver inviato in videoconferenza un saluto e un augurio ai militari italiani sparsi nel mondo, ha tenuto un discorso a Palazzo dei Marescialli, in occasione dell’Assemblea plenaria del Consiglio Superiore della Magistratura, tornando a ribadire ancora una volta che la politica e la giustizia non possono e non debbono percepirsi come “mondi ostili guidati dal reciproco sospetto”.
“A tal fine ho ripetutamente richiamato l’esigenza che tutti facessero prevalere il senso della misura e della comune responsabilità istituzionale poiché la credibilità delle Istituzioni e la saldezza dei principi democratici si fondano sulla divisione dei poteri e sul pieno e reciproco rispetto delle funzioni di ciascuno”, rileva Napolitano, proseguendo quindi: “Adesso si colgono, però, i segni di una maggiore, rigorosa attenzione agli equilibri costituzionali sanciti nella Carta come presidio di stabilità e di coesione per lo sviluppo della vita democratica. E a ciò spero di aver dato, nell’ambito delle mie prerogative, un non effimero contributo”.
Con questo esecutivo, ricorda il capo dello Stato, cresce “l’azione riformistica che i recenti Governi hanno operato nel campo penitenziario, ottenendo risultati riconosciuti dalla Corte europea dei diritti dell’uomo e indicati specificamente nel recente report sulla situazione carceraria a novembre 2014 diffuso dal Ministro Orlando”. Per questo motivo, Napolitano è “persuaso che il Consiglio superiore, oltre all’assolvimento dei più specifici compiti assegnatigli dalla Costituzione, saprà fornire il suo apporto alla soluzione generale dei problemi della giustizia, che conservano ancora tanta criticità e urgenza”.
Profondo e organico processo innovatore
Napolitano ha sottolineato: “La giustizia ha bisogno di un profondo e organico processo innovatore, inserito in una più complessiva visione strategica proiettata nel futuro, poiché il sistema giudiziario è un meccanismo teso ad equilibrare le controversie, ristabilendo l’imperio della legge. Un meccanismo affidato, perciò, ad un organo indipendente e imparziale, che garantisce le regole della civile convivenza e la stessa credibilità delle istituzioni democratiche. Questi valori vengono posti in dubbio in presenza di ingiustificate lungaggini o di casi di scarsa professionalità, sia in campo civile che penale”.
“L’efficace e rapido funzionamento del sistema giudiziario” è ritenuto poi indispensabile “per dare quelle certezze e garanzie di cui ha bisogno l’attività imprenditoriale per il recupero di competitività della nostra economia, cui è associato il tema, oggi particolarmente dolente, dell’occupazione”. Occorre quindi recuperare, dice Napolitano, “funzionalità, efficienza e trasparenza del sistema”.
Il Capo dello Stato parla di una situazione insoddisfacente “specie nella giustizia civile, ma vedo aprirsi la possibilità che il problema venga avviato a soluzione, con interventi compatibili con una logica di efficienza del sistema e, in particolare, estendendo e completando l’informatizzazione del processo”, ma è necessario puntare a “innovazioni normative”, che “vanno decise con ponderazione, evitando interventi disorganici o ispirati a situazioni contingenti. Le frequenti modifiche dei codici processuali, spesso improvvisate e tecnicamente insoddisfacenti, accentuano la crisi della giustizia, poiché il processo ha bisogno di regole certe e stabili”.
Ottimizzazione della gestione delle risorse
Un altro punto riguarda “una ottimizzazione della gestione delle risorse, umane e strutturali, affidata ai poteri organizzativi dei dirigenti. A essi spetta adottare iniziative e provvedimenti idonei a razionalizzare la trattazione degli affari, impiegando prassi lavorative più snelle, che favoriscano la definizione dei procedimenti, o, come si usa oramai dire, best practices”.
Su questo punto il Csm “che già si è fatto operoso promotore della diffusione di una cultura organizzativa, potrà incidere su questo percorso mediante lo snellimento e l’accelerazione dei procedimenti per la copertura dei posti, in primis direttivi e semidirettivi, e per i ricollocamenti in ruolo, anche in considerazione dell’impatto delle recenti disposizioni sulla anticipazione dell’età pensionabile, attivandosi altresì per una riduzione della mobilità dei magistrati, che tanto negativamente influisce sull’attività giudiziaria”.
Corruzione e criminalità organizzata
“In ambito penale colpisce l’intensità del diffondersi della corruzione e della criminalità organizzata emerse anche in questi giorni” – sostiene Napolitano, spostando quindi l’attenzione su un altro punto – “E’ fondamentale, perciò, l’azione repressiva affidata ai pubblici ministeri e alle forze di polizia. Questa considerazione, peraltro, non può evitare di segnalare comportamenti impropriamente protagonistici e iniziative di dubbia sostenibilità assunte, nel corso degli anni, da alcuni magistrati della pubblica accusa”.
Evidenzia il presidente della Repubblica: “L’attuale quadro normativo si caratterizza d’altronde per l’accentuazione del ruolo del Procuratore della Repubblica, ‘titolare esclusivo dell’azione penale’, di cui deve assicurare l’uniforme esercizio. A lui è affidato il potere-dovere di determinare i criteri generali di organizzazione della struttura e di assegnazione dei procedimenti, per il perseguimento delle esigenze di efficienza, coordinamento, ragionevole durata dell’azione investigativa”.
Da parte di Napolitano, vi è la persuasione “che la tutela dell’efficacia del controllo di legalità e della stessa funzione giurisdizionale richieda un giusto bilanciamento tra i poteri di direzione e organizzazione dei Procuratori, a loro esclusivamente spettanti, e il contributo interlocutorio dei singoli pubblici ministeri appartenenti all’Ufficio, equilibrio che va raggiunto percorrendo strade ispirate a reali intenti di reciproca cooperazione, nel rispetto dei ruoli attribuiti dalla normativa primaria”.
Né visione tolemaica, né gestione impiegatizia
Napolitano ricorda quindi il rischio che “oggi corre la magistratura di essere, da un lato, attratta da una visione tolemaica della giurisdizione, sentendosi investita di una missione salvifica e, dall’altro, di cedere ad una rassegnata gestione impiegatizia del proprio ruolo, concentrata solo sulla tutela del proprio status. Entrambi questi atteggiamenti – fortunatamente non da parte di molti – possono rivelarsi deleteri per la società”.
La convinzione è infine “che la grande maggioranza dei magistrati resiste concretamente a entrambe queste tentazioni, ma è certo che il Consiglio eserciterà al riguardo un’attenta vigilanza affinchè condotte di tal genere vengano prevenute e, se del caso, adeguatamente sanzionate a tutela di tutti quei magistrati che si accostano al processo con coraggio, preparazione e umiltà, ponendo attenzione al rispetto delle parti e dei loro diritti”.
GM