Mafia Capitale, accuse al prefetto Pecoraro

Giuseppe Pecoraro (screenshot Skytg24)
Giuseppe Pecoraro (screenshot Skytg24)

Nell’occhio del ciclone, per quanto riguarda l’inchiesta ribattezzata Mafia Capitale, è finito in queste ore il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro; secondo le indiscrezioni pubblicate da alcuni quotidiani, in particolare dal ‘Corriere della Sera’, infatti la mattina del 18 marzo di quest’anno, il re delle Coop romane, Salvatore Buzzi, sarebbe stato visto dai carabinieri del Ros entrare con uno dei suoi collaboratori nell’ufficio di Gianni Letta.

Al termine dell’incontro, avrebbe chiamato Luca Odevaine, un altro degli arrestati, allora al Tavolo del Viminale per la gestione dell’emergenza profughi, dicendogli: “E’ andata bene, alle 6 vedo il prefetto”. Cosa che peraltro avviene, in quanto Buzzi, tra le 17.45 e le 18.35, entra in Prefettura, per poi chiamare nuovamente Odevaine al termine dell’incontro: “Col prefetto è andata tutto bene, gli abbiamo parlato di questo Cara di Castelnuovo di Porto, non del Cara, gli abbiamo parlato di questo immobile che c’è e lui m’ha detto: Basta che il sindaco me dice di sì io non c’ho il minimo problema, anzi la cosa è interessante, lasciatemi tutto”.

Circostanza che diverge in maniera sostanziale con le dichiarazioni del prefetto dell’11 dicembre, davanti alla Commissione Antimafia: “E’ vero,ho ricevuto Buzzi, ma non sapevo nemmeno chi fosse. E’ venuto da me dopo che Letta (Gianni, ndr) mi aveva telefonato. L’ho ricevuto e ho detto no alla sua proposta che consisteva nella disponibilità di 100 appartamenti per gli immigrati di Castelnuovo di Porto. Gli ho spiegato che lì ho già il Cara, che gli immigrati in una città così piccola sarebbero stati troppi”.

Vi è peraltro una lettera spedita dalla Prefettura, firmata dal dirigente Roberto Leone, e inviata al sindaco di Castelnuovo di Porto e al Questore: la data è quella del 18 marzo, il protocollo di uscita invece è quello del 19 marzo.

La lettera contestata

Questo il contenuto della missiva: “Alla luce delle manifestazioni di disponibilità ricevute si chiede alle signorie loro, per i profili di rispettiva competenza, se sussistano motivi ostativi alla stipula di una convenzione con il soggetto indicato Eriches 29 consorzio cooperative sociali. La sede proposta per l’accoglienza si trova in Borgo del Grillo. (Si allega la documentazione relativa alla manifestazione di disponibilità ricevuta e si resta in attesa di cortesi urgenti notizie, rappresentando che, in mancanza di elementi ostativi, si procederà alla stipula della convenzione)”.

Il prefetto Pecoraro si difende però spiegando che “abbiamo scritto a tutti i sindaci della provincia, là dove ci fosse l’offerta di posti, per una sorta di par condicio e per evitare polemiche, Personalmente ero contrario perché a Castelnuovo c’era già il Cara e il sindaco aveva chiesto sostegni straordinari in materia di ordine pubblico. La cosa è finita lì”.

La replica di Pecoraro

In una conferenza stampa, il prefetto ha provato a chiarire: “Buzzi? Non sapevo chi fosse, l’ho incontrato solo per rispetto della persona che me lo ha presentato, Gianni Letta, e gli dissi di no, che non potevo accogliere altri migranti”. Prosegue Pecoraro: “A Buzzi ho detto no: il mio no era, non solo motivato, ma assolutamente non potevo cambiare idea. Non c’era nessuna motivazione che potesse farmi cambiare idea”.

“A marzo Buzzi non sapevo neanche chi fosse, l’ho ricevuto solo per rispetto che ho della persona che me lo ha presentato”, sottolinea Pecoraro, secondo il quale “vedere i presidenti delle associazioni è una cosa normale, soprattutto se si tratta di presidenti di cooperative che collaborano con la prefettura”. Quindi chiosa: “Quando ho incontrato Buzzi, non potevo sapere che ci fosse un’indagine nei suoi confronti, perché in quella fase le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria non potevano darmene notizia”.

Nuovo affondo contro Marino e Poletti

Prosegue intanto il pressing del centrodestra nei confronti del sindaco di Roma, Ignazio Marino, e del ministro, Giuliano Poletti; oggi è il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, ad accusare: “Un appalto mette nei guai Poletti e un’intercettazione rovina Marino. A dimostrazione che né l’uno né l’altro possono tirarsi fuori dall’inchiesta romana, ci sono altri due fatti inquietanti che è bene approfondire”.

Questo l’affondo a Poletti: “Passi per la foto che lo ritrae con Buzzi, il braccio destro imprenditoriale di Carminati, ma la faccenda dell’appalto per le pulizie del ministero di Poletti è sconcertante. Un groviglio di consorzi, di associate e di coop, ma alla fine il servizio è affidato alla ’29 Giugno’ di Buzzi. Un conflitto di interessi gigantesco che vede sempre e solo le coop rosse ottenere appalti quando c’è la sinistra al governo, ma che con Poletti è ancor più grave essendo lui stato alla guida di Legacoop. E ancora ha la faccia tosta di dire che non conosceva Buzzi?”.

Su Marino, Gasparri sostiene: “L’aver messo come sindaco ombra una figura niente affatto secondaria al sistema della sinistra romana come Pucci parla chiaro. Pucci è definito in un’intercettazione addirittura da Buzzi ‘un ladro’. Marino ha scelto Pucci come braccio destro. Davvero non sapeva chi fosse e che potere avesse? Insomma, la sinistra e il Pd hanno di che vergognarsi. A parti alternate si sarebbe invocata la gogna ogni giorno”. Da qui la richiesta finale: “Un passo indietro di Poletti e di Marino è inevitabile”.

 

GM