Papa Francesco ai cardinali e ai vescovi: “Siamo malati di avidità, vanagloria, indifferenza. Dobbiamo chiedere perdono”

Pope Francis Holds Weekly Audience

Papa Francesco fa l’elenco dei peccati della Chiesa e della Curia di Roma. Un’analisi impietosa, durissima, che svela un Pontefice per nulla incline ai compromessi dinanzi alle mancanze del clero. Già era visibile, questo tratto fondamentale di Bergoglio, nella determinazione con cui aveva agito, da subito, contro quei peccati che hanno compromesso il rapporto con i fedeli: l’opulenza, il carrierismo fino alla immonda piaga della pedofilia. Il discorso di oggi tuttavia ha una portata perfino diversa, perché non si limita a censurare un’abitudine, uno scandalo, a ribadire un principio. E’ invece una diagnosi impietosa va alle radici del male nella Chiesa. Un dito puntato alle cause che impediscono ad un consacrato di svolgere in maniera degna il proprio ministero. Un monito per tutti, una presa di coscienza, un pubblico voto di fedeltà alla propria missione oltre che il necessario preambolo alla contrizione. Ed infatti dopo aver parlato con gli altri prelati Bergoglio ha chiesto scusa a nome della Chiesa tutta parlando poco dopo, ai dipendenti vaticani «Non voglio concludere questo incontro senza chiedervi perdono per le mancanze mie e di miei collaboratori e anche per alcuni scandali che fanno tanto male, perdonatemi»
La disamina lascia sgomenti per il modo impietoso con cui il medico individua e affronta la malattia. E non a caso nel suo discorso Papa Francesco parla come un terapeuta. La Curia, dice, può essere considerata alla pari di un corpo e «come ogni corpo, è esposta anche alle malattie, al malfunzionamento, all’infermità». Il fine di Bergoglio è la guarigione, attraverso la presa di coscienza del male e la voglia di uscirne con il sostegno insostituibile della contrizione. Il Papa invita la Curia a chiedere perdono «per le mancanze commesse» e a prepararsi degnamente al Natale «Vorrei che questo nostro incontro e le riflessioni che condividerò con voi diventassero, per tutti noi, un sostegno e uno stimolo a un vero esame di coscienza per preparare il nostro cuore al Santo Natale» con queste parole, e con la consueta dolcezza, il Pontefice ha iniziato la sua diagnosi. Coloro che si attendevano che il Pontefice proseguito con un compiacente, baldo richiamo di doveri del clero ha dovuto prontamente ricredersi. Ecco i mali della Chiesa, secondo Bergoglio.
1. «La malattia del sentirsi immortale, immune o addirittura indispensabile, trascurando i necessari. Una Curia che non si autocritica, che non si aggiorna, che non cerca di migliorarsi è un corpo infermo. Una visita ai cimiteri ci potrebbe aiutare a vedere i nomi di tante persone, delle quale alcuni forse pensavano di essere immortali, immuni e indispensabili! È la malattia del ricco stolto del Vangelo che pensava di vivere eternamente, e anche di coloro che si trasformano in padroni e si sentono superiori a tutti e non al servizio di tutti. Essa deriva spesso dalla patologia del potere, dal “complesso degli Eletti”, dal narcisismo che guarda appassionatamente la propria immagine e non vede l’immagine di Dio impressa sul volto degli altri, specialmente dei più deboli e bisognosi. L’antidoto a questa epidemia è la grazia di sentirci peccatori e di dire con tutto il cuore: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
2. «C’è un’altra malattia, quella che fu di Marta: l’eccessiva operosità, l’immergersi nel lavoro trascurando “la parte migliore”: il sedersi sotto i piedi di Gesù. Per questo Gesù ha chiamato i suoi discepoli a “riposarsi un po’. trascurare il necessario riposo porta allo stress e all’agitazione. Il tempo del riposo, per chi ha portato a termine la propria missione, è necessario, doveroso e va vissuto seriamente, trascorrendo un po’ di tempo con i familiari e rispettando le ferie come momenti di ricarica spirituale e fisica; occorre imparare ciò che insegna il Qoèlet che “c’è un tempo per ogni cosa».
3. «C’e anche la malattia dell’impietrimento mentale e spirituale: ossia di coloro che posseggono un cuore di pietra; di coloro che, strada facendo, perdono la serenità interiore, la vivacità e l’audacia. Queste persone si nascondono sotto le carte diventando “macchine di pratiche” e non “uomini di Dio”. È pericoloso perdere la sensibilità umana necessaria per farci piangere con coloro che piangono e gioire con coloro che gioiscono. È la malattia di coloro che perdono “i sentimenti di Gesù” perché il loro cuore, con il passare del tempo, si indurisce e diventa incapace di amare incondizionatamente il Padre e il prossimo. Essere cristiano, infatti, significa avere gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, sentimenti di umiltà e di donazione, di distacco e di generosità».
4. «La malattia dell’eccessiva pianificazione e del funzionalismo: avviene quando l’apostolo pianifica tutto minuziOsamente e crede che facendo una perfetta pianificazione le cose effettivamente progrediscono. Così facendo egli diventa un contabile. E’ necessario preparare tutto bene, senza mai cadere nella tentazione di voler rinchiudere e pilotare la libertà dello Spirito Santo che rimane più grande e più generosa di ogni umana pianificazione. La Chiesa si mostra fedele allo Spirito Santo nella misura in cui non ha la pretesa di regolarlo e di addomesticarlo: addomesticare lo Spirito Santo! Egli e freschezza, fantasia, novità».
5. «La malattia del mal coordinamento: quando i membri perdono la comunione tra di loro e il corpo smarrisce la sua armoniosa funzionalità e la sua temperanza diventando un’orchestra che produce chiasso perché le sue membra non collaborano e non vivono lo spirito di comunione. Succede quando il piede dice al braccio “non ho bisogno di te”, o la mano alla testa: “comando io” causando cosi disagio e scandalo».
6. «C’è la malattia dell’Alzheimer spirituale: avviene quando dimentichiamo la “storia della Salvezza”, la nostra storia personale con il Signore: il “primo amore”. Si tratta di un declino progressivo delle facoltà spirituali. Lo vediamo in coloro che hanno perso la memoria del loro incontro con Dio; in coloro che non fanno il senso deuteronomico della vita; in coloro che dipendono completamente dal loro “presente”, dalle loro passioni, capricci e manie; in coloro che costruiscono intorno a sé muri e abitudini diventando schiavi degli idoli che hanno scolpito con le loro stesse mani».
7. «La malattia della rivalità e della vanagloria: quando l’apparenza, i colori delle vesti e le insegne di onorificenza diventano l’obiettivo primario della vita, dimenticando le parole di San Paolo: “non fate nulla per rivalità o vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri». È la malattia che ci porta a essere uomini e donne falsi e a vivere un falso «misticismo» e un falso «quietismo». Lo stesso San Paolo li definisce “nemici della Croce di Cristo” perché “si vantano di cioè di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra».
8. «La malattia della schizofrenia esistenziale: è la malattia di coloro che vivono una doppia vita, frutto dell’ipocrisia tipica del mediocre e del progressivo vuoto spirituale che lauree o titoli accademici non possono colmare. Una malattia che colpisce spesso coloro che, abbandonando il sevizio pastorale, si limitano alle faccende burocratiche, perdendo cosi il contatto con la realtà, con le persone concrete. Creano cosi un loro mondo parallelo, ove mettono da parte tutto ciò che insegnano severamente agli altri e iniziano a vivere una vita nascosta e sovente dissoluta. La conversione è al quanto urgente e indispensabile per questa gravissima malattia».
9. «La malattia delle chiacchiere, delle mormorazioni e dei pettegolezzi: di questa malattia ne ho già parlato ma mai abbastanza: è una malattia grave che inizia semplicemente e si impadronisce della persona facendola diventare “seminatrice di zizzania” come Satana e così facendo si diventa “omicidi a sangue freddo” della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle. San Paolo ci ammonisce: “fate tutto senza mormorare e senza esitare, per essere irreprensibili e puri”».
10. «La malattia di divinizzare i capi: èl a malattia di coloro che corteggiano i Superiori, sperando di ottenere la loro benevolenza. Sono vittime del carrierismo e dell’opportunismo, onorano le persone e non Dio. Sono persone che vivono il servizio pensando unicamente a ciò che devono ottenere e non a quello che devono dare. Persone meschine, infelici e ispirate solo dal proprio fatale egoismo. Questa malattia colpisce anche i Superiori quando corteggiano alcuni loro collaboratori per ottenere la loro sottomissione, complicità e dipendenza psicologica».
11. «La malattia dell’indifferenza verso gli altri: quando ognuno pensa solo a se stesso e perde la sincerità e il calore dei rapporti umani. Quando il più esperto non mette la sua conoscenza al servizio dei colleghi meno esperti. Quando si viene a conoscenza di qualcosa e la si tiene per sé invece di condividerla con gli altri. Quando, per gelosia, si prova gioia nel vedere l’altro cadere invece di rialzarlo e incoraggiarlo».
12. «La malattia della faccia funerea: ossia delle persone burbere e arcigne, le quali ritengono che per essere seri occorra dipingere il volto di malinconia, di severità e trattare gli altri – soprattutto quelli ritenuti inferiori – con rigidità durezza e arroganza. La severità teatrale e il pessimismo sterile sono spesso sintomi di paura e di insicurezza di sé. L’apostolo deve sforzarsi di essere una persona cortese, serena, entusiasta e allegra che trasmette gioia ovunque si trova. Un cuore pieno di Dio è un cuore felice che irradia e contagia con la gioia tutti coloro che sono intorno a se: lo si vede subito! Non perdiamo dunque quello spirito gioioso, pieno di humor, e persino autoironico, che ci rende persone amabili, anche nelle situazioni difficili». Quanto bene ci fa una buona dose di sano umorismo! Ci farà molto bene recitare spesso la preghiera di San Thomas Moore. Io la prego tutti i giorni, mi fa bene:

Signore, dammi una buona digestione,
e anche qualcosa da digerire.
Dammi un corpo sano, Signore,
e la saggezza per conservarlo tale.
Dammi una mente sana,
che sappia penetrare la verità con chiarezza,
e alla vista del peccato non si sgomenti,
ma cerchi una via per correggerlo.
Dammi un’anima sana Signore,
che non si avvilisca in lamentele e sospiri.
E non lasciare che mi preoccupi eccessivamente
Di quella cosa incontentabile che si chiama “io”.
Signore, dammi il senso dell’umorismo:
dammi la grazia di cogliere uno scherzo,
per trarre qualche allegrezza dalla vita,
e per trasmetterla agli altri. Amen
.
13. La malattia dell’accumulare: quando l’apostolo cerca di colmare un vuoto esistenziale nel suo cuore accumulando beni materiali, non per necessità, ma solo per sentirsi al sicuro. In realtà, nulla di materiale potremo portare con noi perché “il sudario non ha tasche” e tutti i nostri tesori terreni – anche se sono regali – non potranno mai riempire quel vuoto, anzi lo renderanno sempre più esigente e più profondo. A queste persone il Signore ripete: “Tu dici: sono ricco, mi sono arricchito, Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo”. L’accumulo appesantisce e rallenta il cammino inesorabilmente” E qui Bergoglio racconta un aneddoto: “Un tempo, i gesuiti spagnoli descrivevano la Compagnia di Gesù come la “cavalleria leggera della Chiesa”. Ricordo il trasloco di un giovane gesuita che mentre caricava su di un camion i suoi tanti averi: bagagli, libri, oggetti e regali, si sentì dire, con un saggio sorriso, da un vecchio gesuita che lo stava ad osservare: questa sarebbe la “cavalleria leggera della Chiesa”? I nostri traslochi sono un segno di questa malattia».
14. «La malattia dei circoli chiusi: dove l’appartenenza al gruppetto diventa più forte di quella al Corpo e, in alcune situazioni, a Cristo stesso. Anche questa malattia inizia sempre da buone intenzioni ma con il passare del tempo schiavizza i membri diventando “un cancro” che minaccia l’armonia del Corpo e causa tanto male – scandali, anche – specialmente ai nostri fratelli più piccoli. L’autodistruzione è il pericolo più subdolo. È il male che colpisce dal di dentro e come dice Cristo: “ogni regno diviso in se stesso va in rovina».
15. «E l’ultima: la malattia del profitto mondano, degli esibizionismi: quando l’apostolo trasforma il suo servizio in potere, e il suo potere in merce per ottenere profitti mondani o più poteri: è la malattia delle persone che cercano insaziabilmente di moltiplicare poteri e per tale scopo sono capaci di calunniare, di diffamare e di screditare gli altri. Naturalmente per esibirsi e dimostrarsi più capaci degli altri. Anche questa malattia fa molto male al corpo perché porta le persone a giustificare l’uso di qualsiasi mezzo pur di raggiungere tale scopo»

D.C.