Successione al Quirinale, da Berlusconi a Salvini: “Un nome garante per tutti”

Quirinale (Gabriel Bouys/Afp/Getty Images)
Quirinale (Gabriel Bouys/Afp/Getty Images)

Mentre il premier Matteo Renzi allo scadere dell’anno si dedica alle comparse televisive e radiofoniche per fare il punto sul suo governo, sono ancora numerose le questioni aperte, non solo sul tema della Legge di Stabilità e delle Riforme, quella della Legge elettorale e Costituzionale, ma anche la questione della successione al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. In un’intervista al quotidiano Repubblica, l’ex presidente del consiglio, Silvio Berlusconi in merito ad un possibile candidato al Colle ha sottolineato che “il problema non sono le radici politiche. Ma che sia un Presidente della Repubblica equilibrato, un garante”.
Berlusconi smentisce di aver pensato a Giuliano Amato, precisando che aveva solo “tracciato un identikit”, spiegando che “ho sempre pensato e ancora penso che il Presidente della Repubblica debba essere una persona equilibrata, seria, competente e che non stia da una parte sola”.
Mentre, Renzi da Fabio Fazio assicura che nel Patto del Nazzareno non è inclusa la questione della successione al Quirinale, la conferma arriva anche dall’ex cavaliere e leader di Forza Italia è sicuro che sarà concordato un nome, pure sottolineando che il tema della successione al Quirinale non fa parte del patto del Nazareno.
“Dico solo che votando insieme la nuova Costituzione, si può votare insieme anche per il Quirinale”, commenta Berlusconi, riferendosi non solo a Fi ma anche alla Lega e M5S.
Linea condivisa anche dalla deputata Fi Daniela Santanché che si dice concorde con “Matteo Renzi quando dice che nessuna forza politica dovrà porre il proprio veto sulla nomina del prossimo capo dello Stato, ma sia chiaro: al Colle basta comunisti”.
“Negli ultimi otto anni la presidenza della Repubblica è stata occupata da un uomo del Pci che ha sacrificato l’Italia e favorito l’Europa. Quanto meno, oggi ci aspettiamo un soggetto liberale e di area moderata, in grado di ricordare a Bruxelles che l’Italia, prima di tutto, è e resta uno stato sovrano”, ha poi aggiunto la Deputata.

Salvini

A rilanciare l’argomento, scende anche in campo il leader della Lega Nord, Matteo Salvini che ammette di essere pronto a votare anche un candidato di sinistra, ovviamente “dipende dai nomi”.
“In Italia purtroppo se non sei di sinistra difficilmente vai a ricoprire alcuni ruoli. Se propongono Prodi o Amato però, altro che scarpe, ci togliamo anche il giubbotto perché sono dei complici di questa situazione disastrosa”, spiega Salvini ad Agorà su Rai3, aggiungendo che “evidentemente c’è gente positiva ed equilibrata anche a sinistra: ci sono amministratori locali molto in gamba. Non ho la stessa spocchia di quelli di sinistra che ritengono di essere solo loro quelli con la ragione in tasca”.
E tra i nomi, quando spunta quello di Sergio Chiamparino, il leader del Carroccio replica che “come presidente della Regione Piemonte è una delusione disastrosa. Fino a sei mesi avrei risposto di sì, ma da quando è presidente della regione Piemonte non ne sta facendo una giusta, quindi adesso direi di no”.
Nel totonomi, vi è anche quello della senatrice del Pd Anna Finocchiaro: “Non la conosco personalmente e quindi non mi permetto di dare giudizi. Da lettore però ricordo la foto ad Ikea con la scorta che le portava il carrello. Non mi sembra un messaggio di gran gusto in questo momento economico”, tiene a precisare Salvini che conclude ricordando di non essere molto preoccupato del tema: “Io al Quirinale farei il museo del presepe, senza ospiti e senza inquilini. Non me ne frega niente. Intanto hanno i numeri, sceglierà Renzi”. Poi Salvini scherza sui nomi: “Allora Franco Baresi. Sicuramente meglio di Prodi”.

Sel

Amaro il commento del segretario di Sel, Nichi Vendola intervenuto all’assemblea nazionale del suo partito che si è svolta questo fine settimana al Centro Congressi Frentani a Roma.
“Se il Pd vuole, dopo quattro votazioni possiamo eleggere Romano Prodi al Quirinale”, ha affermato il governatore della Puglia, precisando che “se si tiene fuori dalla partita la fonte prevalente di inquinamento, ossia il patto del Nazareno, allora è possibile eleggere subito il presidente della Repubblica. Se l’inquilino del Colle da eleggere serve per ridare speranza e un’immagine pulita delle istituzioni, allora Sel potrà essere della partita”.

Ma la partita della successione non è poi così scontata per Renzi anche all’interno del suo partito, dove la minoranza dem continua ad appoggiare in parte anche il nome di Romano Prodi, indigesto a Berlusconi. Lo stesso Pier Luigi Bersani, intervenuto ieri al programma “in Mezzo’ora” di Lucia Annunziata su Rai tre, contrario all’idea di un patto con Fi, ha però commentato che “Berlusconi può convergere con noi sull’autonomia del candidato. Il sistema non ci consente di scegliere quello che ci piace, ma dobbiamo trovare un punto di equilibrio autorevole e di garanzia”.

Per Renzi “serve la maggioranza più ampia possibile senza escludere Fi, M5S, Sel, ma nessuno ha il diritto di veto, neppure il Pd”.

C.D.