Decreti Jobs Act, Susanna Camusso sul piede di guerra

Susanna Camusso (Getty Images)
Susanna Camusso (Getty Images)

Non sono andati proprio giù a Susanna Camusso i decreti attuativi del Jobs Act che il premier Renzi, novello Babbo Natale, ha sfornato la Vigilia di Natale. Sul contratto a tutele crescenti e i licenziamenti collettivi si è scagliata l’ira dei sindacati e soprattutto della leader sella Cgil Camusso: “Continueremo a lottare, a mobilitarci, a scioperare anche contro le aziende perché non può esserci uno che incassa e l’altro che subisce soltanto. Useremo la contrattazione e i ricorsi giudiziari in Italia e in Europa. Utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione per ribaltare un’idea recessiva del lavoro“. Così Camusso a Repubblica.

“Solleciteremo le Commissioni parlamentari – ha detto ancora Camusso – Ma non mancheranno la lotta, la contrattazione, i ricorsi giudiziari”. La leader della Cgil non ha escluso nemmeno un altro sciopero generale. “Valuteremo con la Uil e coinvolgeremo anche la Cisl”, ha spiegato.

Nel merito dei provvedimenti, Camusso ha definito il contratto a tutele crescenti “un grande bluff”: “È solo una monetizzazione crescente. Di fatto è l’abolizione dei contratti a tempo indeterminato”. Sui licenziamenti collettivi, la leader della Cgil ha detto: “Il governo aveva promesso il superamento del dualismo, ma con questo decreto non fa altro che moltiplicare le differenze tra lavoratori”. In merito all’esclusione dell’opting out, ovvero della scelta a favore delle imprese tra reintegro nel posto di lavoro o indennizzo in caso di licenziamento disciplinare ingiustificato, Camusso ha dichiarato: “Quando il premier Renzi dice che non c’era bisogno di introdurre anche quel principio, ribadisce implicitamente che tutto è già possibile”.

Sui provvedimenti del Jobs Act, Camusso ha concluso: “Il nostro governo ha scelto di delegare le imprese. Una sorta di abdicazione, di rinuncia a individuare un proprio modello di sviluppo“.

Nei primi decreti al Jobs Act, il governo non ha introdotto il licenziamento giustificato da scarso rendimento, come si era ipotizzato in un primo momento. Una scelta che ha fatto infuriare i giornali di centro destra. Così come il Nuovo Centrodestra, per voce dell’ex ministro del Lavoro Sacconi, si è lamentato per la mancata introduzione della clausola di “opting out”. I decreti attuativi al Jobs Act, insomma, scontentano un po’ tutti.

V.B.