Conferenza stampa di Renzi, opposizioni all’attacco

Renzi show in conferenza stampa (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Renzi show in conferenza stampa (ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

Com’era naturale che fosse, le parole di Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa di fine anno hanno aperto il dibattito nelle opposizioni al governo; i più tempestivi nel bocciare il premier, gli esponenti di Forza Italia, con in testa il capogruppo al Senato, Paolo Romani, che evidenzia: “E’ forte il disincanto e l’amarezza ascoltando il discorso del Premier Renzi per un esecutivo che non riesce a mantenere le sue promesse in termini di crescita economica e benessere dei cittadini”.

Romani aggiunge però: “Ciò non toglie che Forza Italia resta pienamente nel dialogo che lega, obiettivamente, riforme costituzionali, legge elettorale e presidenza della Repubblica. Un percorso di riforme avviato e portato avanti proprio con il nostro voto determinante. Sono le riforme che servono, che il Governo Berlusconi aveva già approvato, ma che solo un cieco referendum di sinistra ha bloccato nel 2006”.

Critiche sulle nuove norme legate al Jobs act e al cosiddetto contratto a tutele crescenti da parte della responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini: “Renzi che si assume la responsabilità dello stralcio del pubblico impiego dal Jobs Act basterà a placare le divisioni nella maggioranza? L’impressione è che il rinvio alla riforma Madia sia più che altro un modo per rimandare le polemiche, buttando la palla in tribuna, visto che nel frattempo c’è da eleggere il successore di Napolitano e servono voti”.

La riforma del pubblico impiego

Sulla vicenda arriva la precisazione dell’ufficio stampa di Palazzo Chigi: “Nel documento originale arrivato in Consiglio dei Ministri era riportato che la normativa del jobs act non si sarebbe applicata ai dipendenti statali. In effetti, il Presidente del Consiglio ha chiesto di eliminare quel riferimento, ritenendo più opportuno e congruo che il tema degli statali venisse discusso nell’ambito del decreto Madia sulla pubblica amministrazione. Dalle sintesi giornalistiche immediatamente successive alla conferenza stampa sembrerebbe, invece, evincersi il contrario”.

Ma che vi sia l’intenzione di riformare anche i contratti del pubblico impiego lo si evince dalle parole della senatrice Annamaria Parente, capogruppo del Pd nella Commissione Lavoro: “Ha fatto bene il Premier Matteo Renzi a chiarire che la riforma del pubblico impiego deve essere affrontata in un provvedimento ad hoc, diverso dal Jobs Act. La sede giusta è certamente il decreto Madia, che è già all’esame del Senato e che entrerà nel vivo a febbraio. Detto questo, anche il lavoro pubblico va riformato, per premiare chi lavora bene e penalizzare chi non fa il proprio dovere, due questioni che a legislazione vigente è impossibile affrontare. E’ una questione di equità e di giustizia”.

Opposizione costruttiva e antirenzismo militante

A dividere Forza Italia è la dicotomia evidenziata dall’ex ministro Mariastella Gelmini tra alternativa credibile e antirenzismo militante: “Non voglio commentare la conferenza stampa del premier. Per la ragione che tutto quanto di sbagliato questo governo ha potuto fare, lo ha fatto, e Forza Italia, insieme al centrodestra, lo ha puntualmente sottolineato. Neppure intendo iscrivermi all’antirenzismo militante, dopo aver combattuto per vent’anni l’antiberlusconismo violento della sinistra”.

“Credo che tutto il centrodestra, e Forza Italia che ne rimane il baricentro, debba prendere coraggio e proporre agli italiani un’alternativa credibile nei programmi e nelle persone per riportare alle urne quei 24 milioni di elettori che hanno disertato”, ha spiegato la Gelmini, secondo la quale è “un lavoro enorme quello che aspetta tutti coloro che credono nella possibilità di costruire anche in Italia una destra moderna, riformista, liberale e conservatrice come è nelle grandi democrazie occidentali”.

L’ex ministro chiosa: “Le forze liberali e conservatrici hanno ricette semplici, chiare e chiaramente comprensibili e il centrodestra italiano può ritrovare lo slancio per ripartire soltanto se lascia da parte populismi di ogni genere, da qualunque parte provengano, ed evita di rifugiarsi nel passato. Oggi dobbiamo trovare l’ambizione, e il coraggio, di andare oltre Renzi”.

Più duri i toni del senatore d’Ambrosio Lettieri, che è sarcastico nei confronti del premier: “Più che una conferenza stampa di fine anno, una goliardata. Che Renzi si creda Al Pacino non ci meraviglia affatto, considerata la dote che ha messo a frutto in questi mesi, e cioè la recitazione: bravo come lui a raccontare storie e a celare bene gli interessi di parte, nessuno. Peccato che gli italiani abbiano bisogno di ben altro di ciò che racconta il presidente del Consiglio che, quando non regala parole e mance agli amici, insieme al suo governo e alla maggioranza che lo sostiene, produce provvedimenti addirittura deleteri, come la Legge di Stabilità 2015 o il Job’s Act e soffre di amnesia acuta quando si tratta di fare qualcosa per il Sud del Paese”.

Critiche da Calderoli

Il vicepresidente del Senato, Roberto Calderoli, replica invece alle parole di Renzi sulla legge elettorale, ironizzando: “Bisogna ammettere che c’è una bella difficoltà a distinguere tra Crozza che imita Renzi e il vero Renzi, ma ecco la soluzione: se dice qualcosa di buon senso è Crozza altrimenti… è Renzi”. L’esponente del Carroccio insiste: “Renzi dice che mi devo riposare? La cosa mi incuriosisce perché tra i vari interlocutori che ho avuto sulla materia elettorale quelli più presenti e attivi nella richiesta di una mia consulenza sono stati quelli del partito che lui rappresenta. Forse quelli con cui ho parlato erano Crozza che imitava Renzi e i suoi emissari…”.

Infine ricorda al premier “che le sue stesse parole le aveva pronunciate anche Bersani dovendo, però, successivamente venire a Canossa e dover collaborare con me in materia elettorale. A Renzi voglio inoltre rammentare che l’unico voto che si è fatto fino ad oggi in Senato sulla legge elettorale, e con il totale sostegno del Pd è stato su l’ordine del giorno Calderoli”.

 

GM