
Continua ad aggravarsi il bilancio del disastro che ha colpito il traghetto italiano Norman Atlantic, con le vittime accertate salite ora da cinque a otto, ma secondo fonti investigative ci sarebbero ancora 38 dispersi. Si rischia dunque un drammatico computo in termini di perdite di vite umane che farebbe assumere alla tragedia le stesse dimensioni del naufragio della Costa Concordia, quando le vittime accertate furono alla fine 32 e i feriti 110.
A proposito dell’imbarcazione naufragata davanti all’Isola del Giglio, la Guardia costiera ha evidenziato in un tweet come “alle ore 14:50 il Comandante Argilio Giacomazzi abbandona la nave” per ultimo. Tutt’altro comportamento rispetto a quanto avvenuto ormai tre anni fa, con l’ormai celebre abbandono della nave del comandante Francesco Schettino e le polemiche che ne seguirono. “Spetta al comandante dichiarare che non ci sia nessuno” – aveva affermato poco prima in conferenza stampa il premier Matteo Renzi – “Il lavoro della marina, della protezione civile e di tutti è stato davvero impressionante. Esprimo la mia gratitudine e la vicinanza alle famiglie delle vittime”.
Giallo sui dispersi
Quello sul numero di dispersi è un giallo: già nelle operazioni di salvataggio erano stati rintracciati nomi non presenti nelle liste di imbarco; ad esempio, si ha la certezza di due clandestini afghani che avevano scelto questa rotta per raggiungere l’Europa. Nella conferenza stampa a Palazzo Chigi sulle operazioni di soccorso al traghetto Norman Atlantic, tutt’ora in corso, il ministro Maurizio Lupi ha assicurato “impegno per verificare se si possano trovare ulteriori dispersi”, aggiungendo: “Non abbiamo risparmiato nessun mezzo per salvare le vite umane”.
Sulla questione dispersi, il ministro ritiene che “fare previsioni su quanti siano ci sembra assolutamente prematuro”, mentre l’edizione online del settimanale greco ‘To Vima’ sostiene che siano 38. Lupi ha evidenziato anche la messa in campo di “un intervento eccezionale per una situazione di emergenza ed eccezionale”, mentre il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ha voluto ricordare: “Si è lavorato tutta la notte con le difficoltà, oltre al buio, delle condizioni meteo peggiorate. Il salvataggio è avvenuto attraverso gli elicotteri che hanno incessantemente salvato le persone”.
Polemiche su soccorsi e navigazione
“Tutti si pestavano l’un l’altro per salire sull’elicottero”, così il camionista greco Christos Perlis lancia un duro atto di accusa nei confronti dei tanti che hanno provato a salire sui mezzi di salvataggio, senza rispettare una priorità che, come consuetudine in questi casi, spetterebbe a donne, bambini e anziani. L’uomo sostiene di aver provato insieme a un’altra persona a imporre un ordine: “Prima i bambini, poi le donne e poi gli uomini. Gli uomini tuttavia hanno cominciato a colpirci per poter entrare per primi. Non hanno preso in considerazione le donne o i bambini, niente”.
Polemiche, infine, ma per ragioni diverse, arrivano dal Codacons, che denuncia: “È necessario accertare come mai l’imbarcazione, nonostante i numerosi problemi emersi durante i controlli, abbia continuato a navigare. In base a quanto pubblicato in queste ore, infatti, dalle ispezioni eseguite sulla nave sarebbero emerse gravi criticità, come il malfunzionamento delle porte tagliafuoco, carenza dei dispositivi life salving, carenza delle porte stagne, ecc. Solo alcuni dei problemi riscontrati sarebbero stati sanati, e nonostante ciò il traghetto ha continuato a trasportare passeggeri, con evidenti rischi per la sicurezza degli utenti”.
GM