Giorgio Napolitano, discorso d’addio

 

Giorgio Napolitano (Getty Images)
Giorgio Napolitano (Getty Images)

“Non posso più sottovalutare i segni dell’affaticamento” con queste parole il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha annunciato le prossime dimissioni. Una dichiarazione attesa da mesi che giunge formalmente con il messaggio di fine anno del Presidente. La data, a questo punto, è l’ultima formalità. Il congedo avverrà all’indomani del 13 gennaio dopo la fine formale del semestre europeo. In un discorso di 22 minuti riassume i suoi nove anni ma parte dalla fine, il Presidente, senza lasciare nulla in sospeso o quasi “Desidero dirvi subito che a ciò mi spinge l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sè crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché – ha spiegato – del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai Padri Costituenti al Capo dello Stato” pertanto, ha concluso “Sto per lasciare le mie funzioni. E presenterò le dimissioni”. Nel salutare rivendica i traguardi raggiunti: “Ho fatto del mio meglio, in questi anni travagliati ho difeso l’unità nazionale” in un periodo particolarmente travagliato per la Repubblica: anni difficili, è lui il primo ad ammetterlo, che hanno portato il Presidente a svolgere un ruolo a dir poco straordinario. L’auspicio del Presidente è quello di tornare alla “normalità costituzionale”, a cominciare dall’elezione del nuovo inquilino del Colle. Una scelta in cui le forze politiche dovranno dare prova di “maturità” e “senso della nazione”. Una prova che sarà utile e rinsaldare il patto tra cittadini e istituzioni pericolosamente incrinato –  “stabilità politica e la continuità istituzionale” sono fondamentali per battere le “gravi patologie di cui il nostro paese soffre” – e dove la politica, secondo il Presidente, potrà riguadagnare terreno per tornare ad affermare il proprio ruolo: per reagire alla crisi, alla corruzione crescente e all’offensiva della criminalità. Giorgio Napolitano traccia un’agenda ideale per i prossimi mesi: riforme, ripresa economica, lotta alla disoccupazione giovanile. Appuntamenti imprescindibili per il Paese e per la politica stessa, che deve trovare slancio dalla corruzione che ancora la governa e le sottrae slancio e credibilità. “Il cammino del nostro paese in Europa, lo stesso cammino della politica in Italia lo determineremo tutti noi – ha detto – e quindi ciascuno di noi, con i suoi comportamenti, le sue prese di coscienza, le sue scelte. Più si diffonderanno – ha precisato – senso di responsabilità e senso del dovere, senso della legge e senso della Costituzione, in sostanza senso della Nazione, più si potrà creare quel clima di consapevolezza e mobilitazione collettiva che animò la ricostruzione post-bellica e che rese possibile, la grande trasformazione del paese per più di un decennio”. Ecco allora che ognuno “deve fare la sua parte” ammonisce ancora il Presidente  “con passione, combattività e spirito di sacrificio”. E’ necessario uno slancio di alto profilo perché lo spazio dell’attenzione pubblica non può essere occupato solo da “italiani indegni”. Il riferimento è agli scandali delle ultime settimane, in primis quello della Capitale

“Dobbiamo bonificare il sottosuolo marcio e corrosivo della nostra società. E bisogna farlo insieme, società civile, Stato, forze politiche senza eccezione alcuna. Solo riacquisendo valori morali la politica potrà riguadagnare e vedere riconosciuta la sua funzione decisiva”, ha detto Presidente  nel passaggio più incisivo del suo discorso di congedo.