Istat: nel 2015 finirà la recessione, ma la disoccupazione aumenterà

Operaie al lavoro in una fabbrica (GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)
Operaie al lavoro in una fabbrica (GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

Nel 2015 l’Italia uscirà dalla lunga recessione degli ultimi anni, ma non ci sono buone notizie sul fronte della disoccupazione. L’Istat comunica che “la fase di contrazione dell’economia italiana è attesa arrestarsi nei prossimi mesi, in presenza di segnali positivi per la domanda interna”, ma le condizioni del mercato del lavoro “rimangono tuttavia difficili”, con un tasso di disoccupazione in crescita. La popolazione dunque non avvertirà ancora per lungo tempo l’annunciato miglioramento delle condizioni economiche. La crescita sarà infatti molto lenta e debole e comunque non sufficiente a far riprendere l’occupazione.

Nella sua nota mensile, uscita a fine dicembre, sull’andamento dell’economia italiana, l’Istat scrive che “l’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana confermerebbe una sostanziale stazionarietà della crescita nel trimestre finale dell’anno“. Il che significa che la recessione si è arrestata e il Pil del quarto trimestre 2014 dovrebbe essere pari a zero. Con l’auspicio che torni positivo nel 2015.

Sullo scenario economico mondiale sta facendo sentire il suo effetto il crollo del prezzo del petrolio, soprattutto sul rublo russo che è andato in crisi, dato che l’economia russa si regge in buona parte sulle esportazioni di petrolio. Tuttavia, sull’economia italiana, che importa energia dall’estero, il calo delle quotazioni del petrolio avrà “un limitato effetto espansivo”. E’ quanto afferma l’Istat sulla base di una simulazione che viene riportata nella nota mensile. Nel dettaglio, l’effetto del calo del petrolio “per l’area dell’euro sarebbe stimato pari a 0,1 e 0,3 decimi di punto, rispettivamente, nel 2015 e 2016. Nel 2015, l’impatto sarebbe nullo in Italia e Germania e pari a 1 decimo di punto in Francia e Spagna”. Non solo, il calo delle quotazioni del greggio potrebbe addirittura accelerare il ribasso dell’inflazione, grave problema dell’Eurozona di questi tempi. L’Istat spiega, infatti, che il calo dei prezzi dei prodotti energetici, dovuto al crollo del petrolio, potrebbe accentuare “le spinte disinflazionistiche con un impatto negativo sulle aspettative. In questo contesto, i paesi maggiormente indebitati vedrebbero aumentare il costo reale del debito”. Una prospettiva tutt’altro che positiva.

Nel frattempo, in attesa dell’ultimo dato sulla disoccupazione da parte dell’Istat, a ottobre il tasso dei disoccupati in Italia ha superato ad ottobre la soglia del 13%, attestandosi al 13,2%, livello record dal 1977. Se la percentuale è destinata a peggiorare, l’Italia andrà incontro a grosse difficoltà anche dal punto di vista della stabilità sociale.

V.B.