Argentina, muore il giudice che accusava la presidente Cristina Kirchner

Iran Argentina
Cristina Kirchner (Jeff Zelevansky/Getty Images)

Il procuratore argentino Alberto Nisman, 51 anni, è stato trovato morto nella suo appartamento al 13esimo piano di un palazzo a Puerto Madero, un barrios di Buenos Aires. Il giudice stava indagando da oltre dieci anni sull’attentato contro l’Associazione Mutualità Israelita Argentina e la Delegazione delle associazioni israelite argentine di Buenos Aires, avvenuto il 18 luglio 1994. Quel giorno un furgone carico di esplosivo deflagrò nel parcheggio seminterrato dell’edificio causando la morte di 85 persone; centinaia rimasero ferite. L’indagine presto si orientò verso Hezbollah e Teheran. Fu istituita una commissione della quale faceva parte  Nisman. Dal 2006 i giudici argentini avevano chiesto l’estradizione di 5 iraniani. Tra questi l’ex presidente Akbar Hashemi Rafsanjani, gli ex ministri della Difesa, Ahmad Vahidi e Mohsen Rabbani, l’ex addetto culturale all’ambasciata iraniana a Buenos Aires.

L’indagine interna

Da tempo Nisman aveva cominciato ad orientare le proprie indagini sul fronte interno: la scorsa settimana aveva accusato la presidente argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, di aver tenuto segreti accordi tra Argentina e l’Iran per garantire l’immunità ai responsabili dell’attacco. Secondo il procuratore la presidente e il ministro degli Esteri  argentino Hector Timerman avrebbero raggiunto un accordo con Teheran,  concedendo di fatto l’immunità ad agenti segreti iraniani ed elementi dell’Hezbollah libanese coinvolti nell’eccidio. In cambio l’Argentina avrebbe ottenuto forniture agevolate di greggio dall’Iran. Anche Carlos Menem è stati accusato dal giudice di aver coperto la strage.  A inguaiare l’ex presidente Abdolghassem Mesbahi, un disertore iraniano. L’uomo ha sostenuto che Menem ricevette 10 milioni di dollari prima e dopo la strage su un conto cifrato in Svizzera. Il pagamento sarebbe stato fatto perché il leader argentino ottenesse l’insabbiamento del l’inchiesta . Il capo di gabinetto del presidente Kirchner, Jorge Capitanich, ha definito le accuse di Nisman “folli, assurde, illogiche, irrazionali, ridicole e incostituzionali”.

Il giudice doveva riferire oggi in Parlamento

Oggi il giudice si sarebbe dovuto presentare davanti al Parlamento argentino per esporre nel dettaglio i motivi della denuncia contro la Kirchner. Le accuse, secondo il procuratore, erano confermate da documenti che avrebbe presentato al Parlamento. Nisman aveva sollecitato la Procura a procedere entro i primi sei mesi del 2015 contro gli imputai,  tra cui Menem Timerman e Menem, accusati di aver «alterato, ostacolato e cercato di neutralizzare le indagini sull’attentato».
Il Procuratore aveva chiesto che la riunione in Parlamento fosse a porte chiuse per poter presentare informazioni riservate provenienti dai servizi di intelligence. Membri del Fronte per la Vittoria, partito della Kirchner, avevano invece che l’audizione avvenisse «a porte aperte e trasmessa in televisione».

Il ritrovamento del corpo

Domenica pomeriggio una delle guardie di sicurezza dello stabile dove Nisman viveva ha telefonato alla madre del procuratore per avvisarla che il giudice non rispondeva alle chiamate. Secondo El Clarin è’ stata la donna, insieme agli agenti della sicurezza, a scoprire intorno alla mezzanotte il corpo del figlio nel bagno dell’appartamento, vicino alla vasca. Il bagno aveva la porta chiusa dall’interno. L’ora del decesso risalirebbe alle 11 della domenica mattina. Nell’abitazione sarebbe stata trovata un’arma di calibro 22. «I primi rapporti indicano che aveva un colpo alla testa provocato da una pistola di piccolo calibro» scrive ancora El Clarin.

Le minacce

La parlamentare d’opposizione Patricia Bullrich ha riferito di aver parlato al telefono con Nisman ben tre volte, solo sabato scorso, e che il giudice spiegava di aver ricevuto minacce. Gli inquirenti si limitano a un: «Non possiamo confermare che si tratti di suicidio. E la parlamentare d’opposizione Patricia Bullrich ha detto di aver parlato al telefono con Nisman ben tre volte, solo sabato scorso. Nel corso delle conversazioni il giudice aveva parlato delle minacce ricevute. Circostanze confermate da El Clarin secondo cui negli ultimi giorni, Nisman avrebbe detto: «Posso uscirne morto da questo».

L’autopsia
«Dobbiamo stabilire tutti i dettagli» ha dichiarato la procuratrice argentina Viviana Fein, incaricata di indagare sulla morte del collega, precisando che ancora non è possibile stabilire l’ accaduto. La Fein ha chiesto «prudenza», sottolineando di non potere affermare ancora se si tratti di suicidio. «Non voglio azzardare ipotesi prema che venga eseguita l’autopsia» ha dichiarato. Si attende pertanto il rapporto del medico legale. La morte del procuratore Alberto Nisman “ha fatto esplodere di nuovo la bomba” ha detto Julio Schlosser, presidente della Delegazione di Associazioni Israelite dell’Argentina. “È un giorno nefasto, di lutto di costernazione, una vera catastrofe; speriamo che il procuratore trovi la pace che non ha potuto trovare fra di noi ” ha aggiunto Schlosser “. Il responsabile della Daia ha aggunto “a partire da questo sparo dobbiamo cominciare ad analizzare le possibili congetture, per cercare di dipanare la matassa che ci ha lasciato”. Leonardo Jmlenitsky presidente dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina ha definito “insostituibile” il lavoro di Nisman, aggiungendo che “una persona che ha lavorato 10 anni su questa causa per noi non può essere sostituito: sono anni di conoscenza andati persi”.

Armando Del Bello