
Mentre la Banca centrale europea si appresta a lanciare il quantitative easing, l’operazione di politica monetaria espansiva con l’acquisto massiccio di titoli di Stato dei Paesi dell’euro, dalle pagine dell’Handelsblatt il banchiere tedesco Jürgen Stark, ex componente del board della Bce, si sfoga: non esiste il rischio di deflazione in Eurozona e l’operazione della Bce è solo un “pretesto” per finanziare gli Stati europei in difficoltà e che non vogliono fare le riforma. Ci va giù pesante Stark, accusando la Banca centrale europea, e dunque il suo presidente Mario Draghi, di aver superato i limiti “da tempo”. “Il confronto sulla deflazione in Europa è del tutto esagerato”, ha affermato il banchiere tedesco, sostenendo che “trarre le drammatiche decisioni di politica monetaria dai valori mensili dell’inflazione è completamente ingiustificato”. In realtà, ha accusato: “La Bce vuole diminuire i costi di rifinanziamento di alcuni Paesi. Questo è qualcos’altro rispetto alla politica monetaria. Questo è il ruolo di una banca centrale come erogatore di crediti di ultima istanza e come finanziatore statale“. Ciò che invece la Bce non dovrebbe essere, stando ai trattati europei.
L’intransigenza di alcuni tedeschi sul rigore economico-finanziario è pertanto irremovibile, nonostante i campanelli d’allarme sulla stagnazione economica dell’Eurozona e l’inflazione troppo bassa. Lo scorso dicembre, poi, come ha certificato Eurostat la zona euro è finita in deflazione, con l’indice dei prezzi al consumo a -0,2%, e nonostante si tratti ancora del dato di un solo mese, come ha sottolineato Stark, non è un certo dato positivo e conferma comunque il trend di inflazione troppo bassa, quando invece, dovrebbe essere al +2%, secondo gli obiettivi fissati dalla Bce per garantire la stabilità dei prezzi.
Fortunatamente non tutti i tedeschi la pensano come Stark, anzi. Il presidente dell’istituto economico Diw, Marcel Fraztscher, che già aveva criticato il governo tedesco per gli investimenti troppo scarsi nel mercato interno, ha affermato che il quantitative easing della Bce renderà l’euro “più stabile” e aiuterà anche l’economia e le esportazioni della Germania. Fraztscher, inoltre, è contrario al trasferimento dei rischi dell’operazione sulle banche centrali nazionali, come da ipotesi di compromesso che si fa da qualche tempo, perché ritiene che “questo possa rendere meno efficaci le misure in programma“, ha detto allo Spiegel on line. Parlando della situazione italiana, l’economista ha spiegato che il trasferimento del rischio dalla Bce alle singole banche centrali degli Stati membri farebbe “scendere i tassi italiani meno del previsto, la congiuntura non sarebbe incentivata come sperato e il tasso di inflazione non potrebbe raggiungere di nuovo il 2%”, il target della Bce. “I tedeschi sbagliano a pensare che ciò che è buono per i vicini sia negativo per loro e hanno una idea sbagliata della crisi”, ha affermato Marcel Fraztscher.
Nel frattempo, in attesa della conferenza stampa in cui Mario Draghi annuncerà l’acquisto dei titoli di Stato, sui media hanno iniziato a circolare le indiscrezioni su un quantitative easing dell’ammontare di 1.100 miliardi di euro, distribuiti con acquisti mensili da 50 miliardi fino a tutto il 2016. Un intervento che sarebbe di oltre il doppio delle attese degli analisti finanziari, prudentemente ferme a 500 miliardi di euro. In questo caso si tratterebbe, come si va dicendo, di un vero e proprio “bazooka” finanziario nelle mani di Draghi. Resta l’incognita del trasferimento di almeno una parte dei rischi dell’operazione sui bilanci delle banche centrali nazionali, come compromesso con la Germania.
Intanto, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo ministro delle finanze Wolfgang Schaeuble, pur avendo dato infine il proprio via libera a Draghi sul quantitative easing, non hanno espresso ufficialmente alcun sostegno pubblico all’operazione, che fino a poco tempo fa osteggiavano. Allo stesso tempo, per placare all’interno della Germania quelle voci contrarie all’intervento della Bce, la cancelliera è tornata ad insistere sulla necessità delle riforme: “Per me è importante che vengano evitati i tutti i segnali che potrebbero indicare che vengano indebolite la necessità delle riforme e una maggiore cooperazione dei paesi europei”, ha detto Merkel.
Sempre in Germania, c’è però chi attacca la coppia Merkel-Schaeuble, come il verde Gerhard Schick: Merkel e il suo ministro sono in realtà “ben contenti che sia Draghi a fare il lavoro sporco”. Inoltre Schaeuble deve a Draghi anche il pareggio di bilancio raggiunto in anticipo. E’ l’accusa di Schick.
V.B.