La Bce lancia il quantitative easing: 60 miliardi di euro al mese fino al 2016

Mario Draghi, presidente Bce (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Mario Draghi, presidente Bce (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Il presidente della Bce Mario Draghi ha annunciato oggi il tanto atteso quantitative easing, ovvero l’operazione di immissione di liquidità nel sistema economico-finanziario dell’Eurozona attraverso l’acquisto dei titoli di Stato dei Paesi membri, per rilanciare la crescita economica e soprattutto alzare il livello troppo basso di inflazione. Come aveva annunciato Draghi già da mesi.

Nella riunione odierna del Consiglio direttivo, la Banca centrale europea ha deciso per prima cosa di mantenere i tassi di interesse fermi al minimo storico dello 0,05%, stabilito lo scorso settembre. Una decisione che era ampiamente attesa dai mercati. Nel dettaglio: il tasso sulle principali operazioni di rifinanziamento resta allo 0,05%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta allo 0,30%, mentre quello applicato ai depositi delle banche presso la Bce resta negativo, a -0,20%.

Ma la decisione più attesa era per il quantitative easing (Qe) annunciata da un sorridente Mario Draghi nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo. Per prima cosa, Draghi ha augurato ai presenti un buon anno nuovo e ha salutato l’ingresso della Lituania nell’euro. Il Consiglio, ha detto Draghi ha deciso di lanciare un ampio piano di acquisto di assets, tra cui obbligazioni bancarie garantite e titoli cartolarizzati, per 60 miliardi di euro al mese tra titoli del settore privato e pubblico, fino alla fine di settembre del 2016. Comunque, ha spiegato Draghi, fino a quando l’inflazione non avrà raggiunto “nel medio termine” un valore vicino ma sotto il 2%, l’obiettivo della Bce. Gli acquisti di titoli di Stato nel mercato secondario inizieranno a marzo prossimo, ha detto Draghi, e verranno effettuati sulla base della quota di partecipazione dei vari Paesi al capitale della Bce. L’importo complessivo dell’operazione sia attesta intorno a 1.140 miliardi di euro. I titoli di Stato acquistati dalla Bce avranno scadenze dai 2 ai 20 anni. L’importo del quantitative easing è maggiore dunque ai 50 miliardi di euro mensili delle indiscrezioni circolate alla vigilia.

Rimane comunque la questione del trasferimento e della condivisione del rischio. Infatti, la Bce ha deciso che i rischi di eventuali perdite derivanti dall’acquisto dei titoli di Stato ricadranno per l’80% a carico delle banche centrali nazionali dei Paesi interessati, mentre per il restante 20% ci sarà una condivisione del rischio con la Bce. Si tratta evidentemente di una concessione ai cosiddetti falchi guidati del governatore della Bundesbank Jens Weidmann.

La Bce, ha spiegato Draghi, “ha un doppio limite” negli acquisti di titoli, pari al 33% per il debito di ciascun emittente e al 25% per ciascuna emissione. “Si tratta di un programma molto grande, e abbiamo tenuto conto delle preoccupazioni” di alcuni Paesi decidendo di non condividere i rischi su tutti i titoli che la Bce comprerà, ha aggiunto. Darghi ha detto che il Consiglio della Bce è stato “unanime” sul fatto che il quantitative easing sia un vero strumento di politica monetaria, mentre la decisione è stata “a larga maggioranza” sulla necessità di lanciarlo “adesso”.

Rimane sospeso per ora il piano di acquisti di titoli di Stato della Grecia, come peraltro già anticipato nelle scorse settimane, finché non sarà raggiunto un nuovo accordo con la troika.

Draghi ha poi annunciato il mantenimento di tassi di interesse al minimo storico. “Le misure di oggi aiuteranno contro i rischi per le aspettative d’inflazione“, ha affermato il presidente della Bce, spiegando che l’inflazione attesa nell’Eurozona per i prossimi mesi “sarà molto bassa, o negativa”.

La politica monetaria accomodante della Bce, ha spiegato Draghi, dovrebbe sostenere la crescita nell’Eurozona, favorendo la ripresa e risollevando il tasso di inflazione ad un livello inferiore ma vicino al target del 2%. Draghi non ha mancato, tuttavia, di raccomandare ai Paesi europei di mettere in atto i necessari interventi politici di riforma strutturale, soprattutto nel mercato del lavoro. Riguardo all’andamento dell’economia dell’Euorozona, Draghi ha spiegato che i recenti ribassi del prezzo del petrolio “hanno rafforzato la base affinché la ripresa economica guadagni velocità”, con un’incidenza positiva sulla domanda, tuttavia “la ripresa dell’Eurozona continuerà a essere attenuata dall’alto tasso di disoccupazione, dalla significativa capacità non utilizzata e dai necessari aggiustamenti nei bilanci del settore privato e di quello pubblico”.

Pochi minuti prima dell’inizio della conferenza stampa di Draghi, al World economic forum di Davos la cancelliera tedesca Angela Merkel ammoniva: “Qualunque sia la decisione della Bce i politici non devono distrarsi dal prendere i passi necessari per assicurare la ripresa“.

V.B.