
Dopo il lancio del quantitative easing, nella conferenza stampa del 22 gennaio scorso, il presidente della Bce Mario Draghi torna a parlare con un intervento sul settimanale tedesco Wirtschaftswoche, di cui le agenzie di stampa anticipano alcuni estratti. Draghi ha parlato della necessità per i Paesi dell’euro di fare le riforme, ma “nell’ambito di un vera unione economica”. Non è la prima volta che il presidente della Banca centrale europea sollecita i Paesi europei ad una maggiore integrazione e condivisione della sovranità.
Draghi ha poi ricordato che “una politica monetaria, orientata alla stabilità dei prezzi dell’Eurozona, non può reagire agli schock che colpiscono un solo paese o una regione“, ecco perché è necessaria una maggiore unità della politica economica. A questo proposito Draghi ha invitato i Paesi europei ad affrettare le realizzazione della già programmata unione dei mercati capitali
“Quando la mancanza di riforme porta a divergenze durature all’interno dell’unione monetaria“, ha detto Draghi, e sembra un riferimento alle ultime dichiarazioni del presidente della Bundesbank Weidmann che ha attaccato Italia e Francia su un possibile indebolimento delle riforme a seguito del quantitative easing, “si arriva allo spettro dell’uscita di un Paese” dall’euro “e di questo alla fine soffrono tutti i Paesi membri“, ha sottolineato Draghi. Invece, ha ribadito il presidente della Bce, “se l’unione economica obbliga i governi a fare le riforme, rende credibile il fatto che i Paesi membri possano davvero, attraverso la crescita, superare i loro indebitamenti“.
Per il presidente della Banca centrale europea, dunque, una vera unione economica tra i Paesi della moneta unica, oltre a garantire maggiore stabilità al sistema, potrebbe finalmente costringere i singoli Paesi a fare le riforme strutturali e ridurre il loro debito, senza far venire meno le politiche necessarie per la crescita economica.
V.B.