
Oggi il Papa ha rivolto un accorato appello alla ripresa del dialogo nella martoriata terra ucraina. “Quella della regione del Donbass è una guerra fra Cristiani – ha detto il Pontefice -, è qualcosa di terribile”. Intanto, però, l’escalation verso la guerra globale sembra non curarsi né dei moniti, né delle tanto auspicate soluzioni diplomatiche. Gli scontri armati continuano a succedersi intorno ai nodi strategici fra le regioni di Donetsk e di Lugansk, città focale della Repubblica Popolare proclamata dai separatisti filorussi. Nelle ultime 24 ore, Kiev ha smentito la notizia dell’abbattimento di un cacciabombardiere militare; inoltre il presidente ucraino Petro Poroshenko si è detto sicuro dell’invio di armi statunitensi all’esercito regolare. “Dobbiamo difenderci – ha detto Poroshenko -, contiamo anche su altri partner”. E’ di oggi la notizia che un ospedale di Donetsk, roccaforte dei ribelli, è stato colpito da un bombardamento. Il numero delle vittime non è ancora definitivo e va da un minimo di 4 a un massimo di 15 persone. Fonti locali parlano anche di danneggiamenti subiti da scuole e asili. L’esercito di Kiev, da parte sua, parla di 2 soldati uccisi e 18 feriti negli scontri delle ultime 24 ore in numerosi posti di blocco e villaggi ucraini. Intanto, i separatisti di Donetsk hanno fatto sapere che la mobilitazione generale per il reclutamento di 100mila uomini che formino una forza anti-ucraina comincerà lunedì 9 febbraio.
Il conflitto russo-ucraino si conferma giorno dopo giorno un vero e proprio rompicapo. In nove mesi, sono morte oltre 5mila persone. Gli scontri sono tornati ad aumentare da sabato scorso, quando a Minsk, in Bielorussia, le forze politiche non sono riuscite a raggiungere un accordo di pace. La situazione umanitaria appare drammatica e rischia di precipitare. I civili sono nel caos e non tutti hanno la possibilità di mettere in atto la propria fuga in zone sicure, lontane dal fronte bellico. Il freddo e la scarsità di cibo rappresentano ulteriori complicazioni. Federica Mogherini, Alto Rappresentante Ue per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza ha invocato oggi una tregua immediata di almeno 3 giorni nelle zone di maggiore intensità dei combattimenti. Giovedì è atteso l’incontro fra il segretario di Stato americano John Kerry e il presidente Poroshenko.
CM