Ue: Italia in crescita nel 2015, ma resta alta la disoccupazione

Pierre Moscovici, Commissario europeo agli Affari economici (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)
Pierre Moscovici, Commissario europeo agli Affari economici (EMMANUEL DUNAND/AFP/Getty Images)

Le previsioni economiche di inverno diffuse dalla Commissione europea confermano per l’Italia una crescita del Pil a +0,6% nel 2015, come già previsto lo scorso autunno. Quella per il 2016 è invece rivisto al rialzo a +1,3%, rispetto al +1,1% stimato lo scorso autunno. La Commissione Ue ha rivisto al ribasso il Pil italiano del 2014, che si attesta a -0,5%.

Nel 2015 sarà l’export a trainare la crescita del prodotto interno lordo, mentre il miglioramento della domanda interna sarà “modesto”. “L’atteso aumento del potere di acquisto delle famiglie, dovuto al calo dei prezzi dell’energia, si prevede che si traduca solo parzialmente in consumi più elevati“, scrive la Commissione europea nel suo rapporto. La situazione economica interna rimane pertanto fragile. Bruxelles spiega che “le condizioni del mercato del lavoro restano povere e molte famiglie hanno bisogno di rimettere in sesto i risparmi erosi durante la crisi“. Dunque prevarrà la propensione al risparmio rispetto al consumo, mentre la disoccupazione rimarrà ancora alta.

Proprio sul fronte della disoccupazione, la Commissione Ue peggiora le stime precedenti, prevedendo un tasso di disoccupazione al 12,8% nel 2015 e al 12,6% nel 2016. In entrambi i casi con un aumento dello 0,2%. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze italiano minimizza questi numeri, ben al di sopra della media dell’Eurozona e della Ue a 28 membri, spiegando che l’incremento del tasso di disoccupazione sarà determinato dall’aumento delle persone in cerca di lavoro. “Con il consolidamento della ripresa l’occupazione aumenterà”, assicura il Mef.

Vanno meglio le previsioni sul deficit dell’Italia, che nel 2015 scenderà al 2,6% del rapporto con il Pil, mentre le previsioni economiche di autunno lo davano al 2,7%. Migliora anche il dato per il 2016 che dovrebbe attestarsi al 2%, contro il 2,2% della precedente stima. Il deficit italiano diminuisce soprattutto grazie al calo della spesa per gli interessi sul debito (diminuita grazie al calo dello spread). Inoltre, la correzione strutturale del deficit, richiesta dalle norme europee sul pareggio di bilancio, quest’anno si attesterà allo 0,25% del Pil, grazie alle nuove linee guida della Commissione sulla flessibilità nell’interpretazione delle norme del Patto di Stabilità.

Il debito pubblico italiano continuerà a crescere anche nel 2015, arrivando al picco del 133% del Pil, dovrebbe iniziare a scendere nel 2016, toccando il 131,9% del Pil, grazie “a una crescita nominale più alta e al surplus primario”, spiega la Commissione Ue. Sono comunque dati migliori alle previsioni di autunno, che davano il debito al 133,8% nel 2015 e al 132,7% nel 2016.

Il problema dell’economia italiana, spiega il Commissario europeo Pierre Moscoivici, è un “alto debito e bassa crescita” e “deve essere risolto con riforme e prudenza di bilancio“, sottolinea. “Incoraggiamo il governo a fare sforzi in tal senso e aspettiamo che le autorità specifichino l’agenda di riforme economiche e cosa sostiene gli sforzi di bilancio 2015″, aggiunge il Commissario Ue.

Peggiora la stima dell’inflazione, che nel 2015 sarà negativa a -0,3%, influenzata dal forte calo dei prezzi energetici. L’Italia, dunque, sarà in deflazione, mentre lo scorso autunno l’inflazione per il 2015 era stimata a +0,5%. Nel 2016 il tasso di inflazione dovrebbe recuperare passando a +1,5% (la stima precedente era a al +2%). Va sottolineato che la stima della Commissione Ue sull’inflazione in Italia tiene conto dell’aumento dell’Iva, previsto nella clausola di salvaguardia della legge di Stabilità qualora non fossero raggiunti gli obiettivi di risparmio.

Infine, sempre sulla crescita, osserva la Commissione: “Un possibile rinvio della domanda esterna resta il maggior rischio al ribasso alle previsioni di crescita, mentre il successo nell’attuazione delle riforme e nel piano Ue di investimenti (il piano Juncker, ndr) rappresentano fattori di rialzo delle prospettive“.

Per il 2015, comunque, già la Banca d’Italia, il Ministro del Lavoro Poletti, Il Centro studi di Confindustria e anche l‘Istat avevano stimato buone prospettive di crescita grazie al forte ribasso del prezzo del petrolio, al quantitative easing della Bce, alla svalutazione dell’euro e alla ripresa del commercio internazionale che dovrebbero favorire l’export italiano.

V.B.