
Nel giorno in cui la “Novorossia” bandiera dei separatisti – un vessillo dallo sfondo rosso, con sopra la croce di Sant’Andrea blu a bordi bianchi, storicamente riferito alla regione a Nord del Mar Nero sottratta dalla Russia all’impero ottomano – è stata issata su Debaltseve sancendo di fatto il controllo di uno snodo ferroviario cruciale nell’Est Ucraina da parte delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk – Vldimir Putin ha mandato un messaggio agli Usa. Lo ha fatto nel corso di una visita diplomatica in Ungheria parlando accanto al premier ungherese Viktor Orban “Gli Stati Uniti stanno già fornendo armi letali in Ucraina contro i separatisti filo-russi, e in base alle nostre informazioni queste armi sono già in Ucraina. Il loro uso – ha aggiunto il presidente russo – potrà aumentare il numero delle vittime, ma non cambierà la situazione” ha detto mentre sul Primo canale della tv russa si vedevano le immagini dello stendardo di Debaltseve. Era il secondo risultato utile per Putin in 24 ore: la rottura dell’isolamento diplomatico del Cremlino con una visita in un Paese Ue e lo smacco dei separatisti a Kiev e alla Ue. Uno schiaffo a cinque dita. Poco dopo il governo di Angela Merkel condannava duramente la nuova conquista territoriale da parte dei filorussi. L’offensiva rompe la tregua in vigore da domenica e infrange pesantemente il pacchetto di misure concordato la scorsa settimana a Minsk, ha detto il portavoce della Merkel, Steffen Seibert. Un richiamo era arrivato anche dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione europea, Federica Mogherini secondo cui “le azioni dei separatisti sostenuti dalla Russia a Debaltseve sono una chiara violazione del cessate il fuoco”. Le rimostranze europee e della Germania in particolare non sembrano aver turbato il leader russo: “Perdere è sempre brutto, è sempre un guaio se perdi, soprattutto se perdi con quelli che fino ieri erano minatori o conducenti di trattore – così sono stati definiti da Kiev i separatisti del Donbass – ma la vita va avanti, e trovo inutile fissarsi sulla sconfitta” ha aggiunto, quasi irridente, affermando di essere “più ottimista che pessimista” sulla crisi ucraina. Oggi Kiev ha chiesto senza esiti apprezzabili l’intervento dell’Onu in Ucraina. A pochi giorni dagli sforzi dell’offensiva diplomatica di Merkel e Hollande Debaltseve sembra scompaginare le carte, ancora una volta, e riportare tutto al punto di partenza. Tutto questo mentre in Francia la leader del Front National Marine Le Pen invitava il governo francese a riconoscere la Repubblica autonoma di Crimea come parte integrante del territorio della Russia e a ripristinare i rapporti diplomatici con il Cremlino. Un monito per Francois Hollande, e per tutta l’Europa: con le presidenziali francesi del 2016 l’isolamento della Russia potrebbe cedere di schianto. Marine Le Pen sembra avere le idee molto chiare sui passi da compiere se dovesse conquistare l’Eliseo: “La Russia è un grande Paese e un grande popolo, con cui l’Europa condivide molti interessi strategici comuni. Bisogna dialogarci senza sanzioni e senza la minaccia delle armi”. La Merkel è avvisata.
Armando Del Bello