Neonata morta, il sospetto: “Deceduta già in clinica”

neonato Sindrome di Down
Un bambino appena nato (Philippe Huguen/Getty Images)

Un terribile sospetto, dopo forti dei dubbi dei periti della famiglia della neonata morta dopo il parto a Catania, i quali hanno partecipato all’autopsia: la piccola non sarebbe morta in ambulanza mentre si tentava un disperato ricovero all’Utin di Ragusa,  ma ben prima, nell’ora immediatamente successiva al parto. Un sospetto che il nonno non smentisce, anzi accusa: “Certo è che sono stati quelli della clinica a non fare salire mio figlio sull’ambulanza con Nicole, gli hanno sbattuto la porta in faccia, quelli della Croce verde gli avevano detto di sì. E l’ambulanza, quando è arrivata, ci ha messo un’ora per partire e ha fatto tutto il viaggio per Ragusa a 70 chilometri l’ora e a sirene spente”.

Ieri, nel question time alla Camera, il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha parlato di “vicenda che non doveva accadere e che mi ha colpito come persona e come ministro”, facendo domande ben precise ai reparti Utin degli ospedali catanesi: “I posti letto in unità terapia intensiva neonatale in Sicilia sono 114, numero superiore a quello fissato a livello nazionale, che è pari ad 80. Perché la piccola Nicole non ha trovato posto? Almeno secondo le prime verifiche la risposta è l’appropriatezza. Non è importante il numero dei posti letto, ma l’uso appropriato degli stessi e il funzionamento della rete di primo e secondo livello delle unità”.

La Lorenzin ha proseguito: “Dall’ispezione effettuata, è emerso che i punti nascita di primo livello in Sicilia non sono in grado di garantire le situazioni di emergenza che sono tali da imporre il trasferimento del neonato in unità di secondo livello. Si crea dunque una situazione paradossale, con centri di secondo livello che gestiscono emergenze che dovrebbero essere seguite da unità di primo livello”.

La ricostruzione dell’assessore Borsellino

Nel frattempo, è arrivata anche la ricostruzione dell’assessore alla Sanità dell’ARS, Lucia Borsellino, che spiega: “Alla Gibiino abbiamo chiesto di fornite elementi sulla cura della madre e sull’emergenza in quella notte. Il direttore sanitario delle casa di cura ci ha risposto che non aveva alcuna relazione sulle nostre richieste: sapeva solo che il ginecologo aveva definito la madre in ottime condizioni di salute e che il parte era avvenuto in maniera naturale”.

Spiega la Borsellino che il direttore della clinica “ha aggiunto che l’equipe sanitarie era al completo e che è stata subito rianimata e stabilizzata dopo che erano emerse insufficienze respiratorie. Il parto è avvenuto all’1,18 e la chiamata al 118 è avvenuta alle 1,34, e la risposta del 118 sul posto libero a Ragusa è arrivata alle 1,54 e l’ambulanza è partita alle 2,30. Oltre un’ora dopo la nascita”. Sul perché di questo ritardo “il direttore non ci ha risposto. Il neonato veniva definito in condizini ‘critiche’ e che non essendoci posti di terapia intensiva neonatale a Catania e Siracusa sono partiti alla volta di Ragusa. Ma il direttore non ci ha dato l’orario del decesso. Nella casa di cura al momento del parto non c’era il neonatologo e non era stata chiesta attivazione dello Sten al Cannizzaro. Ci ha detto che non c’era una scheda di trasporto”.

Quindi l’assessore ha aggiunto: “Al responsabile del 118 è stata chiesta la registrazione delle chiamate e il perché della scelta di Ragusa. La dottoressa Bartolini ha risposto che l’operatore ha cercato i posti nella macroarea e ha detto che l’oggetto della richiesta era uno Sten, ma dalla prima telefonata era stata espressa la criticità del caso. Il direttore del Garibaldi ha riferito che la responsabile del reparto Utin ha ricevuto la chiamata alle 1,34 e che le era stato chiesto solo la disponibilità dei posti. Il direttore del Policlinico ha riferito che la richiesta è arrivata all’1,40 e che la richiesta prevedeva solo la disponibilità della richiesta di posti. Stiamo verificando l’appropriatezza dei ricoveri in atto”.

Se fosse stata portata al pronto soccorso

La Borsellino ha sottolineato l’ammissione dei direttori sanitari che se la neonata fosse stata portata al pronto soccorso “non avrebbero potuto non accoglierla: queste frasi mi hanno dato fastidio perché non c’è alcuna differenza tra ricovero e dispoibilità di posti. Non è stato poi possibile accertare le ragioni per le quali la casa di cura non ha deciso di portare la bambina al pronto soccorso: e questa circostanza non è stata possibile verificarla perché il medico ha chiesto di essere ascoltato solo dai funzionari ministeriali e non da quelli regionali”.

Infine, “dalle telefonate emerge un intervento della casa di cura per non andare al Policlinico. Ogni operatore, anche chi risponde al telefono, ha un ruolo fondamentale nelle emergenze. La comunicazione non può essere dettata da procedure ma ha un ruolo la sensibilità degli operatori. Ho chiesto di avviare i provvedimenti disciplinare sul personale delle Utin coinvolte”. Una situazione confusa, fino all’ultima telefonata, alle 3.48 di notte, quando il neonatologo dall’ambulanza chiama il 118: “Il neonato da trasferimento, perché non abbiamo trovato posto a Catania, è deceduto…”. Operatore 118: “Mi dica… quindi devo disdire il posto a Ragusa? Oppure…”. Medico clinica: “Stiamo andando a Ragusa” Operatore 118: “Mi faccia capire… lei adesso sta portando un neonato deceduto a Ragusa?”. E il sospetto che per circa tre ore siano stati chiamati i soccorsi per una neonata che era già deceduta.

GM