
Dopo 4 ore e mezza si è concluso a Palazzo Chigi l’atteso consiglio dei ministri che ha dato il via libera al ddl concorrenza e ai quattro decreti legislativi sul Jobs Act, ovvero “disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti”, “disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di occupazione involontaria e di ricollocazione dei lavoratori disoccupati”, “testo organico semplificato delle tipologie contrattuali e revisione della disciplina delle mansioni” e “disposizioni in materia di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Già i rumors indicavano che i decreti attuativi del Jobs Act sarebbero rimasti invariati, con particolare riferimento alle norme sul demansionamento e sui licenziamenti collettivi, su cui le commissioni parlamentari si erano pronunciate in modo critico. “Abbiamo sin da subito una serie di provvedimenti da approvare, sono fiducioso”, ha esordito il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, in conferenza stampa, spiegando poi che con l’approvazione dei decreti sul Jobs Act “nessuno sarà più lasciato solo”.
“E’ una giornata storica, un giorno atteso per molti anni da un’intera generazione che ha visto la politica fare la guerra ai precari ma non al precariato. Superiamo l’articolo 18 e i cococo”, sottolinea con soddisfazione Renzi, proseguendo: “Ci saranno più tutele per chi perde il posto e parole come mutuo, ferie, diritti e buonuscita entrano nel vocabolario di una generazione che ne era stata è esclusa”. Poi non risparmia una battuta: “Restituiamo ai pollai i cococo, cocopro e coco vari”.
“Questo tipo di intervento vedrà circa 200mila nostri connazionali passare dal cococo ma soprattutto dai cocopro al contratto a tutele crescenti, quindi un lavoro a tempo indeterminato”, ragiona Renzi, secondo il quale “abbiamo tolto ogni alibi a chi dice che in Italia non ci sono le condizioni per assumere. Da oggi il lavoro presenta più flessibilità in entrata e più tutele in uscita. Nessuno resta solo quando viene licenziato”.
Slittamento dei decreti fiscali
A una domanda sullo slittamento dei decreti fiscali, Renzi spiega che “il rinvio di oggi è dettato esclusivamente dalla circostanza di Padoan all’Ecofin”, ma in ogni caso “quello sul fisco che dobbiamo offrire all’attenzione dei cittadini è un disegno complessivo e le polemiche delle settimane scorse mi hanno confermato che non possiamo permetterci passi falsi verso l’esterno, quindi i 15 giorni in più che ci prendiamo li useremo per affinare dove necessario”.
Infine sulla Grecia: “Trovo che il principio riforme in cambio di tempo è giusto. La Grecia deve fare riforme fondamentali come quella contro l’evasione fiscale e d’altra parte è importante che gli impegni che si sono siglati siano affrontati e gestiti, ma il dibattito è molto acceso e non aggiungerò altro, Padoan è lì per questo, tutti siamo impegnati a dare una mano in questa direzione”.
L’affondo di Landini
Intanto, proprio a Cdm in corso, ad Affaritaliani.it il segretario della Fiom-Cgil Maurizio Landini attacca il governo: “Siamo alla cancellazione dello Statuto dei lavoratori. Renzi, che è peggio di Berlusconi, sta facendo ciò che gli sta dettando la Confindustria e sta seguendo le indicazioni della Banca Centrale Europea”.
Pronte le contromosse del sindacato: “Metteremo a punto una proposta di legge di iniziativa popolare per un vero Statuto dei lavoratori. E uno sciopero è assolutamente possibile, non solo su questo tema”. Quindi Landini conclude: “Faremo una consultazione straordinaria tra gli iscritti per valutare anche la possibilità di forme di referendum abrogativo”.
E alla domanda “Cosa direbbe ora a Matteo Renzi”, il leader sindacale non ha dubbi: “Gli direi che sta sbagliando, perché in questo modo sta facendo una cosa che è contro quelli che lavorano. E non capisco che cosa gli hanno fatto così di male le persone che per vivere devono lavorare onestamente”.
GM