
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha festeggiato ieri il primo anno di governo con le riforme avviate dal suo esecutivo: i decreti delegati sul Jobs Act, la riforma costituzionale, quella della giustizia, la legge elettorale, il decreto legge sulle banche popolari e molte altre ancora. “Qualcuno dice che di riforme ne stiamo facendo anche troppe, ma il meglio deve ancora venire”, ha annunciato il premier. Nonostante le recenti critiche sul Jobs Act e la riforma della scuola, Renzi va avanti per la sua strada: “Noi cambieremo l’Italia”, ha sottolineato.
Durante un incontro pubblico in un centro congressi a Roma sulla riforma della scuola, “a Scuola che cambia, cambia l’Italia”. “Fateci parlare, parlate con gli insegnanti. Basta demagogia”, hanno urlato alcuni insegnanti precari. “Lo stiamo facendo da sei mesi, poi magari ci prendiamo anche un caffè”, ha risposto ironicamente Renzi ai contestatori, aggiungendo: “Chi ha idee, le tiri fuori”, a “chi viene qui per fare pagliacciate per uno spazio in televisione, lo spazio glielo diamo tranquillamente, ma noi stiamo facendo un’altra cosa“. Il premier poi ha spiegato: “E’ falso che non abbiamo ascoltato gli insegnanti. Può darsi che sbaglieremo meglio la prossima volta”, ma “ascoltare tutti non vuol dire non fare più niente, sennò è paralisi, è la palude che ha bloccato l’Italia per 20 anni. Non lo consentiremo”, ha ribadito.
Renzi ieri ne ha avute per tutti. Non solo per gli insegnanti, a cui piaccia o non piaccia, ha deciso di imporre la sua riforma della scuola, ma anche per la minoranza Pd che lo ha criticato sul Jobs Act, per la presidente della Camera Laura Boldrini e per il leader della Fiom Maurizio Landini. Pesanti sono stati poi i commenti del premier nei confronti del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e della sua legge sulla Rai. Il Jobs act “è andato ormai” è cosa fatta, critichino pure, ha detto Renzi, ieri a Lucia Annunziata intervenendo alla trasmissione In mezz’ora. Il “mio obiettivo non è costruire una leadership carismatica”, ha sottolineato Alle critiche della Presidente della Camera sul Jobs Act, i cui ultimi decreti delegati, con il superamento dell’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, sono stati varati senza tener conto dei pareri delle Camere, Renzi ha risposto seccamente: “Un problema suo, non nostro. Noi mandiamo avanti il programma di governo su cui abbiamo chiesto la fiducia e come dobbiamo fare”; “la Boldrini è la presidente della Camera è l’arbitro dei giochi parlamentari e la lascio fuori dalla discussione”. L’attacco più duro, tuttavia, è stato per il leader della Fiom Maurizio Landini. Quando Lucia Annunziata ha chiesto al premier cosa ne pensasse delle dichiarazioni rilasciate dal leader della Fiom al Fatto Quotidiano su una legge popolare o un referendum per cancellare il Jobs act, Renzi ha affermato: “Non credo che Landini abbandoni il sindacato, è il sindacato che ha abbandonato Landini. Il progetto Marchionne sta partendo, la Fiat sta tornando, meno male, a fare le macchine. La sconfitta sindacale pone Landini nel bisogno di cambiare pagina, il suo impegno in politica è scontato”. Renzi ha rincarato la dose: “C’è il sospetto che le manifestazioni dei mesi scorsi” mirassero già al passaggio alla politica. “Non sarebbe il primo sindacalista”, ha sottolineato Renzi.
Infine sulla riforma della Rai, Renzi ha dichiarato che obiettivo del governo è “non far eleggere il nuovo Consiglio di Amministrazione con la legge Gasparri“, spiegando che “se ci sono i tempi” in Parlamento “faremo un disegno di legge, se invece ci sono le condizioni di urgenza e necessità faremo un decreto legge come prescrive la Costituzione”, ha sottolineato il premier. La Rai, ha sottolineato Renzi “non può essere disciplinata da una legge che si chiama Gasparri”. Un’affermazione molto pesante, al limite della querela, come gli ha fatto notare la stessa Annunziata. Di lì a poco non è mancata la risposta del diretto interessato che su twitter ha attaccato: “Matteo Renzi è un vero imbecille”. Quindi altri messaggi: “Matteo Renzi è di una abissale ignoranza, privo di basi culturali, solo chiacchiere, distintivo e insider trading”.
A fine trasmissione, Lucia Annunziata ha chiesto a Renzi se nel suo primo anno di governo ci fossero stati dei momenti in cui ha pensato di non farcela. Il premier ha risposto: “A inizio agosto sulle riforme costituzionali e la legge elettorale. Se fossimo saltati lì non oso pensare cosa sarebbe accaduto. Perché le riforme non sono un giocattolino ma uno strumento per riprendere fiducia e credibilità in Europa, e ora sta arrivando la ripresa. Perché questo è il punto. Ma noi il Paese lo salviamo, gufi o non gufi”, ha concluso Renzi.
V.B.