Forza Italia, lascia lady Bondi: “Troppe faide interne”

Manuela Repetti (screenshot Youtube)
Manuela Repetti (screenshot Youtube)

Ha scritto una lettera aperta al ‘Corriere della Sera’ per motivare le ragioni di un abbandono eccellente, la senatrice di Forza Italia, Manuela Repetti, compagna di Sandro Bondi, fedelissimo di Berlusconi ed ex ministro, che nell’aprile del 2014 inviò una lettera a ‘La Stampa’ elogiando Matteo Renzi: “Rappresenta senza dubbio la prima vera cesura nella sinistra italiana rispetto alla sua tradizione comunista. Anzi, la sinistra di Renzi si colloca oltre la tradizionale socialdemocrazia europea, ed è più simile alla sinistra liberal americana di Obama e al nuovo labour party di Blair”.

Quelle parole vennero poi “raddrizzate in una nota”: “Sono molto dispiaciuto e amareggiato che la mia analisi sia stata male interpretata. La mia presenza in Forza Italia e la mia lealtà nei confronti del Presidente Berlusconi e il mio sostegno pieno e convinto anche in questa campagna elettorale non sono e non saranno mai messi in discussione”. La compagna invece è molto più decisione nelle sue posizioni e spiega così la scelta di passare al gruppo misto: “Ciò che sta avvenendo, infatti, è una vera e propria distruzione, con faide interne il cui unico fine è quello di spartire l’eredità politica di Berlusconi, a cominciare da coloro che gli stanno accanto e che dicono a parole di voler tutelare la sua leadership”.

Accusa la Repetti: “Pur non essendo schierata con nessuno, ritengo che la serie di commissariamenti sia solo il risultato di rese di conti che daranno ancora altri frutti amari. Cose che, a mio avviso, nulla hanno a che vedere con il movimento liberale che Silvio Berlusconi ha fondato e che lui stesso non avrebbe mai consentito accadessero”. Quindi aggiunge che “Forza Italia, fondata dal presidente Berlusconi per realizzare quella rivoluzione liberale tanto necessaria per modernizzare il nostro Paese, nel tempo è cambiata. Infatti quella rivoluzione liberale è stata intrapresa solo in parte e per questo abbiamo perso consenso”.

Il ruolo della magistratura

“Alla base di questo fallimento vi sono diverse cause, non ultima – per dovere di obiettività – l’azione di una parte della magistratura che spesso ha agito secondo finalità politiche con un accanimento nei confronti del presidente Berlusconi, compromettendo un solido equilibrio dei poteri, necessario in ogni sana democrazia” – dice ancora la Repetti – “E purtroppo nemmeno i nostri governi sono mai riusciti a realizzare una riforma della giustizia equa, non contro la magistratura, ma a favore della giustizia, dei magistrati onesti e indipendenti e di tutti i cittadini”.

La senatrice sottolinea poi che a far fallire il progetto “sono stati i condizionamenti degli alleati che, tuttavia, continuiamo a inseguire nonostante ci siano evidenti, abissali diversità”, evdenziando infine come “assistiamo infatti a posizioni contraddittorie, spesso caratterizzate da un’accentuata difesa di interessi corporativi che nulla hanno a che fare con un programma liberale. Per non parlare dei diritti civili, dove si registrano atteggiamenti di chiusura e perfino oscurantisti”.

GM