Il Ciad lancia ultimatum a leader Boko Haram: “Arrenditi”

Il presidente del Ciad, Idriss Déby Itno
Il presidente del Ciad, Idriss Déby Itno (Seyllou/Getty Images)

L’analisi degli sviluppi della lotta fra il gruppo del terrore jihadista di Boko Haram e della coalizione africana di Nigeria, Ciad, Camerun e Niger non è mai semplice. Le notizie che si rincorrono giorno dopo giorno parlano ora di nuovi attentati, ora di vittorie in battaglia riportate dagli eserciti, ora di jiahdisti che arretrano e che cercano di reagire con crudeli ritorsioni ispirate ai metodi esposti nei video del Califfato islamico dell’Isis, infine di sospetti di corruzione fra le alte cariche dello Stato nigeriano. E’ questa l’altalena su cui ci tocca salire anche oggi. La notizia buona è che il presidente del Ciad Idriss Déby Itno ha lanciato un ultimatum contro il leader del gruppo islamista Abubakar Shekau, che di recente aveva minacciato direttamente anche l’Italia. “Sappiamo dove si trova – ha detto Déby Itno in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo del Niger Mahamadou Issoufou – e gli conviene arrendersi, altrimenti subirà la stessa sorte dei suoi compagni”. Il Ciad è il Paese dell’area geopolitica che dispone dell’esercito più potente e che guida la coalizione con Niger e Camerun a sostegno della Nigeria contro le milizie integraliste.

Nel frattempo, a stemperare facili entusiasmi, in un’intervista a La Stampa arrivano le parole del vescovo cattolico della diocesi di Dori, in Burkina Faso, un’area dove è rischiosissimo avventurarsi, anche sotto protezione: “I governi di Mali e Nigeria sono i primi complici di Boko Haram – sostiene Birfuoré Dabiré, 49 anni, studi alla Pontifica Università Lateranense di Roma, dove ha imparato anche un ottimo italiano -; mi sono però chiesto molte volte come mai i governi e gli eserciti della Nigeria, che è una potenza continentale, del Niger e del Mali abbiano lasciato crescere e svilupparsi per anni i movimenti di Boko Haram e tutta la galassia jihadista. Le uniche risposte che mi sono dato sono complicità, corruzione, autorità statale azzerata da una situazione economica catastrofica. Ora però gli Stati dell’Africa Occidentale stanno costruendo una forza d’intervento comune. E’ una speranza, se non è troppo tardi”. Negli ultimi giorni ci sono stati ancora numerosi scontro fra miliziani e eserciti regolari nei pressi di Diffa, nel Niger sud-orientale, a Kerawa, nell’estremo nord del Camerun, e a Dikwa, in Nigeria. Numerosi i morti su entrambi i fronti, vittime anche fra i civili.

CM