
In politica estera, attualmente la massima priorità italiana è la Libia. L’Onu, con il suo commissario speciale Bernardino Leon, sta facendo di tutto per darle una stabilità politica. Il premier Matteo Renzi, assillato sia dalla minaccia delle infiltrazioni nel Paese da parte del Califfato islamico, oltre che dagli sbarchi di migranti sulle nostre coste, ha ripetutamente esortato a collaborare il presidente francese Francois Hollande, il segretario Nato Jens Stoltenberg e il presidente Russo Vladimir Putin. Inoltre, stamattina, il primo ministro ha riunito a Palazzo Chigi i ministri degli Esteri Paolo Gentiloni, degli Interni Angelino Alfano e della Difesa Roberta Pinotti per fare il punto sulla situazione libica e sulla lotta al terrorismo. Oggi, però, arrivano a sorpresa anche le parole di Fabrice Leggeri, direttore esecutivo di Frontex. Frontex, l’Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione, ha sede a Varsavia e il suo scopo è il coordinamento del pattugliamento delle frontiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della Ue; l’agenzia si occupa, inoltre, dell’implementazione di accordi con i Paesi confinanti con l’Unione europea per la riammissione dei migranti extracomunitari respinti lungo le frontiere.
Secondo Leggeri, la visione prospettica della Libia per il 2015 non è delle migliori: “Nel 2015 dobbiamo essere preparati ad affrontare una situazione più difficile dello scorso anno: ci viene segnalato che ci sono tra i 500mila ed un milione di migranti pronti a partire dalla Libia. Siamo in emergenza e abbiamo bisogno di risorse e staff per far fronte alle operazioni necessarie all’intervento. Le autorità italiane stanno facendo passi avanti sul fronte del rafforzamento della sicurezza. L’operazione navale Triton, sotto la catena di comando italiana, si occupa del controllo delle frontiere; sono necessarie missioni internazionali complementari che si occupino del salvataggio in mare”. Il timore dell’Europa è che dietro il traffico dei migranti ci sia l’Isis; “il rischio c’è, anche in ottica futura”, ha concluso Leggeri.
CM