Strage Airbus, Lufthansa nella tempesta

Lufthansa, il peso della responsabilità
(Thomas Lohnes/Getty Images)

Andreas Lubitz seguiva un trattamento “medico particolare e regolare” ha scritto il settimanale tedesco Bild «e la Lufthansa ne era al corrente». Il profilo attitudinale del copilota risulterebbe infatti  catalogato sotto il codice «SIC», che indica la necessità che l’interessato sia sottoposto a controlli medici periodici. Sarebbe dunque una minimizzazione impropria, quella del ad della compagnia tedesca Carsten Spohr che ha parlato per Lubitz di un passato con complicazioni mediche superate. Un’affermazione reticente, troppo, frantumata dai riscontri delle ore successive presso l’appartamento di Lubitz. La versione del raptus improvviso vacilla presto, crolla. Lubitz era in cura. Secondo la Procura la compagnia aerea non era al corrente delle difficoltà correnti del copilota, tanto che quest’ultimo avrebbe deliberatamente occultato i propri certificati medici. Non al corrente delle gravità ma il problema rimane, tuttavia, perché la Lufthansa  sapeva  delle sue difficoltà e della necessità del  monitoraggio continuo di Lubitz:  un’attività di  precauzione che evidentemente non poteva essere affidata allo stesso paziente ma sottoposta ad un controllo medico che, pur tutelando la privacy del paziente,  offrisse  garanzie di sicurezza . E invece Andreas e il suo medico sembrano stati gli unici affidatari di un segreto che ha portato al disastro,  con la Lufthansa che sembrava attendere che la patologia di Lubitz risolvesse da sola. I controlli medici sono regolati da norme internazionali emanate dall’Easa, autorità europea della sicurezza dell’aviazione. Per ottenere la licenza di volo, gli aspiranti piloti devono essere ad un’accurata visita psicofisica. Dopo l’inizio dell’attività lavorativa, le compagnie devono sottoporre i piloti a visite mediche annuali e a cadenza semestrale per coloro che superano i 60  anni di età. Qualcosa non ha funzionato perché i controlli per un caso come quello di Lubitz non potevano essere quelli standard ma cadenzati secondo un protocollo particolare. Su questo punto in particolare la Lufthansa vacilla, sotto il peso delle evidenze e delle ammissioni. Gli inquirenti tedeschi escludono al momento una responsabilità diretta della compagnia. Ma la questione relativa alle responsabilità,  è facile intuirlo, sembra  appena cominciata.  La  scoperta dei certificati che attestavano la patologia di Lubitz è un macigno per la compagnia che si espone ad azioni civili di risarcimento pesantissime oltre ad un danno d’immagine rilevante, che potrà essere recuperato chissà quando, sicuramente  molto tempo che l’ultimo frammento del velivolo verrà recuperato dal luogo dell’impatto.

Armando Del Bello