Trovato il certificato che Andreas fece a pezzi

Federal Aviation Administration non risulterebbe alcun attestato di idoneità per Andreas Lubitz
Andreas Lubitz (WebSource)

Non è stato un raptus. E’ stata una scelta. Forse non di uccidere deliberatamente 149 persone oltre se stesso, ma di affrontate un compito al di là delle proprie forze. Il giorno dello schianto dell’Airbus, Andreas Lubitz era in permesso per malattia, secondo quanto aveva prescritto il suo medico curante. Gli inquirenti di Dusseldorf hanno trovato nella sua casa il certificato che gli imponeva il riposo obbligatorio per quello che verrà ricordato come un giorno di lutto indelebile per 150 famiglie. Frankfurter Allgemein Zeitung riporta le dichiarazioni di un’amica di famiglia secondo cui lo stop di Andreas durante il periodo di formazione alla scuola piloti era dovuta ad  sindrome da burnout, una depressione patologica causata dallo stress. Il «grave episodio depressivo» venne catalogato sotto il codice «SIC», che indica la necessità che l’interessato sia sottoposto a controlli medici regolari. Un’annotazione che rimase agli atti nella documentazione su Lubitz, conservata dal dipartimento del traffico aereo tedesco. E c’è oggi una notizia raggelante, che potrebbe proiettare sull’intera vicenda un’ombra  ulteriore, come se se l’assurdità., lo sconcerto e la perdita non fossero abbastanza. La notizia, riportata dal sito web Aviation Business Gazette  secondo cui il 27enne copilota avrebbe  conseguito l’idoneità al volo, è falsa.  Secondo Newsweek, per soddisfare i requisiti necessari per diventare un copilota di una compagnia aerea statunitense, bisogna avere non meno di  mille ore di volo. Lubitz ne aveva solo 630 come la  Lufthansa e le autorità tedesche  hanno ammesso. Nel database della Federal Aviation Administration non risulterebbe alcun attestato di idoneità per Andreas Lubitz.  Si parla invece  del rinvenimento del certificato, ignorato,  fatto in mille pezzi da Andreas, quasi a prefigurare la frantumazione di quello che era stato l’oggetto del desiderio per anni ed era invece diventato un peso insostenibile: l’Airbus   Lubitz ha scelto di andare al lavoro di mettersi ai comandi del velivolo e forse anche di schiantarsi a 700 chilometri orari contro una montagna. Le registrazioni di volo documentano un piano, impossibile stabilire se fosse o meno estemporaneo. Molti elementi lasciano credere che non lo sia stato. Primo, fra tutti, l’attendere gelidamente che il pilota si allontanasse dalla cloche. Chiudere la porta della cabina, non rispondere per otto interminabili minuti.

Armando Del Bello