Grecia, con il fallimento subentra l’ipotesi Putin

Putin in aiuto alla Grecia
Presidente della Federazione Russa, Valdimir Putin (Ian Walton/Getty Images)

La speranza svanisce. L’opzione Grexit avanza. Due settimane fa sembrava tutto risolto. Il presidente della Commissione Europea, Jean Claude Juncker, dopo un incontro con il premier ellenico, Alexis Tsipras, aveva dichiarato impossibile il fallimento della “colonia”. Eppure oggi torna a bomba il rischio del fallimento.

Le riforme proposte dall’esecutivo di Atene non stanno bene all’Unione Europea. La cacelliera tedesca, Angela Merkel, dopo l’incontro ufficiale a Berlino con Tsipras ci aveva dato l’illusione che il compromesso fosse stato raggiunto. E che una soluzione sarebbe presto arrivata. Ma il 9 aprile si avvicina e con esso anche l’uscita della Grecia dall’Unione.

Da quel paese ricco di storia ma povero di finanza che è la Grecia, arrivano versioni contrastanti dallo stesso Governo. Il ministro degli Interni, Nikos Voutzis, ha fatto sapere che i soldi non ci saranno, mentre il portavoce Gabriel Sakellaridis, ha tranquillamente affermato che “Non avremo difficoltà a onorare i nostri impegni con l’Fmi”. A chi credere?

Il problema con la Grecia è che, nonostante le istituzioni europee abbiano abbondantemente chiarito la necessità di vedere importanti cambiamenti nel suo operato, questa non cambia di molto ciò che propone.  Le 26 pagine di riforme, infatti, non sono sostanzialmente diverse da quanto già presentato – e respinto – in precedenza. E ciò non aiuta sicuramente a far sbloccare l’ultima tranche da 7,2 miliardi di euro.

La scadenza del 9 aprile arriva così ad essere rilevante per molti aspetti. A parte il fatto che è il giorno previsto per il rimborso di quanto dovuto al Fondo monetario internazionale, sarà allo stesso tempo il giorno decisivo per capire che svolta devono prendere tutte le altre questioni che girano intorno a queste tensioni che continuano ad aumentare incessantemente. Atene è intenzionata a tenere un’asta di titoli a breve termine l’8 aprile. Considerato che non sono molti coloro che potrebbero acquistarli a causa della totale mancanza di fiducia, Berlino – così come il resto dell’Europa – teme fortemente che a comprarli potrà essere la Russia di Putin, ma anche la Cina.

Lo stesso giorno – 8 aprile – tra l’altro, Alexis Tsipras si recherà a Mosca proprio per incontrare Vladimir Putin. Ora questa potrebbe essere sia una strategia – che potrebbe pure funzionare – del premier ellenico per intimorire i Paesi dell’Eurozona a causa di una possibile alleanza con i nemici dell’Occidente, e dunque per convincere i creditori a sbloccare il finanziamento. Oppure potrebbe essere anche un pessimo modo per innervosirli considerata la crisi con l’Ucraina che ancora sussiste, e di conseguenza per rompere del tutto qualsiasi contatto.

BT