Fmi: non torneremo più ai livelli pre-crisi

Lagarde economia mai come pre-crisi
Il direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde (Adam Berry/Getty Images)

La crisi finanziaria che ha colpito il nostro Paese, ma anche il resto del mondo, potremmo paragonarla a un tir che non solo ci ha colpiti, ma anche investiti ed è ripassato sui nostri portafogli senza pietà.

Nell’ultimo periodo abbiamo iniziato a intravedere qualche effetto di inversione di marcia, grazie anche al quantitative easing della Banca centrale europea, e secondo le istituzioni del settore, nelle economie avanzate, il potenziale di crescita continuerà ad aumentare, ma solo leggermente per rimanere comunque sotto i livelli pre-crisi. Per quanto riguarda le economie emergenti, invece, non c’è nulla da fare. Lo stesso potenziale continuerà a rallentare. Almeno questo è quanto sostiene il Fondo monetario internazionale (Fmi) nel capitolo tre del World Economic Outlook, il rapporto sull’economia globale pubblicato dall’istituto di Washington in vista degli Spring Meetings. 

Nel capitolo in questione – intitolato “Where are we headed? Perspectives on potential output” – si legge che “il potenziale di crescita nelle economie avanzate è previsto aumentare leggermente, da una media di circa l’1,3% nel periodo 2008-2014 all’1,6% tra il 2015 e il 2020. Questa crescita è ben al di sotto dei tassi pre-crisi (2,25% nell’arco temporale 2001-2007)”, ciò a causa dell’effetto negativo dei fattori demografici e della lenta ripresa della crescita di capitale. Perciò “è necessario un sostegno continuo alla domanda”, e “per aumentare innovazione e offerta” sono “cruciali” le riforme strutturali.

Le economie emergenti, invece, come sopra accennato, sono messe peggio. Fattori come “invecchiamento della popolazione, freni strutturali alla crescita di capitale e un’espansione più lenta dell’output porteranno” a un potenziale di crescita del 5,2% tra il 2015 e il 2020 dal 6,5% circa del periodo 2008-2014.  La situazione “solleva  – dunque – nuove sfide sul fronte delle politiche” perché “nelle economie sia emergenti sia avanzate un potenziale di crescita più basso renderà più difficile il mantenimento della sostenibilità fiscale”. Perciò, secondo l’Fmi, “l’innalzamento dell’output potenziale deve essere una priorità”, così come “più spese infrastrutturali e riforme strutturali che siano dirette a migliorare le condizioni di business e dei mercati dei prodotti alimentando l’accumulo di capitale umano”.

Di tutto altro avviso è invece il nostro presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che dopo la discussione del Documento di Economia e Finanza di ieri ha affermato: “E’ finito il tempo in cui i politici chiedevano i sacrifici ai cittadini. I cittadini sanno che da questo governo non vengono richieste nuove tasse”. Nel Documento, inoltre, ha detto Renzi, “non ci sono tagli e non ci sono aumenti delle tasse. Capisco che non ci siate abituati ma è così: da quando al governo riduzione costante delle tasse”.

BT