
Dopo anni di silenzio, parla Rudy Guede, l’unico condannato per l’omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia il primo novembre 2007, dop la sentenza di assoluzione in Cassazione per non aver commesso il fatto nei confronti di Raffaele Sollecito e Amanda Knox, i due studenti – lui barese, lei statunitense – a lungo ritenuti i coautori del delitto della giovane. Il giovane ivoriano era scampato all´ergastolo grazie al rito abbreviato ed era stato condannato in via definitiva a sedici anni di reclusione.
Oggi Guede – attraverso le pagine di ‘Repubblica’ – racconta la sua verità e auspica una revisione del processo: “Io sono il condannato impossibile. Complica di un omicidio senza colpevoli”. Poi spiega la scelta del rito abbreviato: ”Da voi è visto come un’ammissione di colpevolezza, io invece pensavo di dimostrare subito la mia innocenza”. E ancora: “Voglio dimostrare a tutti che non sono un mostro e farmi dimenticare”.
Rudy Guede è considerato “un detenuto modello” nel penitenziario di Viterbo, tant’è che è quasi certo che finirebbe di scontare la sua condanna tra sei anni, quindi con anticipo rispetto a quanto previsto. Il giovane, nel corso della sua detenzione, sta studiando: “Mi sto laureando in Storia a Roma Tre, indirizzo cooperazione internazionale. Mi manca solo un esame, ne ho sostenuti 18 qua dentro, mi piace studiare”. Ed è pronto a dimostrare la propria innocenza: “Voglio arrivare alla revisione del processo. Adesso, insieme ai miei avvocati, aspettiamo le motivazioni della sentenza della Cassazione: sono convinto che troveremo elementi utili per ribaltare il verdetto”.
Guede insiste: “In questa storia sono l’unico condannato, i giudici si convinceranno: non posso essere certo io il complice di me stesso”. La parola Fine al processo per la morte di Meredith Kercher potrebbe dunque non essre stata messa con l’assoluzione in Cassazione di Sollecito e della Knox.
GM