Papa Francesco sfida la Turchia e ricorda il genocidio dei cristiani armeni

Francesco ricorda il genocidio degli Armeni
Aram I e Papa Francesco (Andreas Solaro/Getty Images)

“Ricordarle è necessario, anzi, doveroso perché dove non sussiste la memoria significa che il male tiene ancora aperta la ferita; nascondere o negare il male è come lasciare che una ferita continui a sanguinare senza medicarla” Sono le parole Papa Francesco nel suo Messaggio agli Armeni, il giorno in cui viene ricordato l’eccidio di massa perpetrato dalla Turchia agli inizi del secolo scorso “La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo che  ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo – ha aggiunto -. E più recentemente altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia. Eppure sembra che l’umanità non riesca a cessare di versare sangue innocente. Quella tragedia” ha ricordato Bergoglio all’inizio della messa in San Pietro a 100 anni dal “martirio” ha colpito il popolo armeno “insieme ai siri, cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Cari fedeli armeni, oggi ricordiamo con cuore trafitto dal dolore, ma colmo della speranza nel Signore Risorto, il centenario di quel tragico evento, di quell’immane e folle sterminio, che i vostri antenati hanno crudelmente patito”. Papa Francesco cita la dichiarazione comune fatta da Giovanni Paolo II e Karekin Catholicos della Chiesa armena, il 27 settembre 2001 a proposito del massacro di un milione e mezzo di cristiani armeni, di cui ricorre quest’anno il centesimo anniversario”. Bergoglio ha ricordato anche le persecuzioni subite dai cristiani di oggi: “Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi , decapitati, crocifissi, bruciati vivi oppure costretti ad abbandonare la loro terra. Anche oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama: ‘A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?”. In un testo consegnato al termine della Messa a Karekin II, Supremo Patriarca e Catholicos di tutti gli armeni, Aram I, Catholicos della Grande Casa di Cilicia, Nerses Bedros XIX Tarmouni, Patriarca di Cilicia degli armeni cattolici, e a Ser  Sargsyan, presidente della Repubblica di Armenia, si legge in italiano e in lingua armena: “Un secolo è trascorso da quell’orribile massacro che fu un vero martirio del vostro popolo, nel quale molti innocenti morirono da confessori e martiri per il nome di Cristo. Non vi è famiglia armena ancora oggi che non abbia perduto in quell’evento qualcuno dei suoi cari. Dio conceda che si riprenda il cammino di riconciliazione tra il popolo armeno e quello turco e la pace sorga anche nel Nagorno Karabakh” è la riflessione di Papa Bergoglio. “Sono popoli che, in passato, nonostante contrasti e tensioni, hanno vissuto lunghi periodi di pacifica convivenza, e persino nel turbine delle violenze hanno visto casi di solidarietà e di aiuto reciproco. Solo con questo spirito le nuove generazioni possono aprirsi a un futuro migliore e il sacrificio di molti può diventare seme di giustizia e di pace.

Armando Del Bello