
Emergono nuovi particolari sull’inchiesta della procura di Palermo che ha portato ieri a sgominare un’organizzazione internazionale dedita al traffico di esseri umani tra le coste del Nord Africa e l’Italia. Al vertice della banda, l’etiope Ermias Ghermay e l’eritreo Medhane Yehdego, considerati dalla Procura i principali responsabili della tratta tra la Libia e l’Italia. In particolare, il primo risulta ancora latitante ed è ricercato dal 2014, quando venne considerato tra i responsabili del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
A gestire però il traffico direttamente nel nostro Paese, in particolare aiutando i migranti a raggiungere i paesi del Nordeuropa, in particolare Norvegia, Germania e Svizzera, era Ashgedom Ghermay, titolare di un permesso di soggiorno in quanto richiedente asilo politico. L’uomo, per portare avanti i suoi traffici illegali, si avvaleva di una fitta rete di autisti, accompagnatori e fornitori di assistenza, disposti ad aiutare chi vuole proseguire nel viaggio verso il Nord Europa, naturalmente dietro lauto compenso.
I pubblici ministeri Maurizio Scalia, Calogero Ferrara e Claudio Camilleri nel loro provvedimento parlano di una vera e propria organizzazione criminale che “svolge una funzione assimilabile a quella di una buona agenzia di viaggi, di un efficiente tour operator che assicura l’arrivo nel posto pattuito”. Secondo i pm, “le politiche di contenimento dei flussi degli immigrati hanno determinato come effetto collaterale che la criminalità organizzata decidesse di investire risorse sempre più ingenti nella gestione illegale di tali flussi; al divieto di ingressi regolari oltre un determinato numero prefissato, è subito seguita la risposta ideona a superare l’ostacolo”.
Ciò vuol dire che i migranti vedono paradossalmente in coloro che li sfruttano e ne fanno profitti immensi dei “dispensatori di speranze”. Dal canto suo, invece, il neo-direttore dello Sco Renato Cortese esalta il ruolo della polizia, che “sa mostrare sia il volto solidale di chi tende la mano ai migranti che arrivano nel nostro Paese correndo rischi enormi, sia quello duro della legge, in grado di colpire chi specula sulle vite umane”.
Non è finita qui, assicura il capo della Procura della Repubblica di Palermo, Franco Lo Voi: “Le indagini proseguono, anche attraverso la cooperazione internazionale. Abbiamo colpito un’organizzazione, ma ce ne sono molte altre che propiziano il guadagno di enormi somme di denaro ai danni di gente disperata”.
GM