
A poche settimane l’archiviazione, da parte della procura di Vasto, dell’inchiesta contro ignoti per istigazione al suicidio, il padre di Eleonora Gizzi ha scritto una lettera aperta affinché “quanto accaduto non si ripeta in futuro, così da risparmiare infinite sofferenze ad altre persone”. La giovane donna era scomparsa da Vasto il 28 marzo 2014 ed era stata trovata morta dopo cinque mesi, non lontano da casa, in un’area recintata sotto il cavalcavia dell’autostrada A14. “Dubito – ha scritto Italo Gizzi – che in quell’area recintata siano state svolte ricerche prima della morte di Eleonora. E’ invece certo che dopo il 5 aprile, con le indagini che si sono protratte fino al 26 agosto, nessuno ha indirizzato le ricerche proprio lì, a meno di 200 metri dal punto dove era stata segnalata il 28 marzo”. Secondo il padre di Eleonora Gizzi, in particolare, qualcosa non ha funzionato nella gestione di un’importante segnalazione arrivata il 3 aprile: “Di persone scomparse a Vasto c’era solo Eleonora e sarebbe bastato collegare l’avvistamento con la scomparsa per salvarle la vita”. “So per certo – continua Gizzi – che l’impegno è stato forte, che sono stati impiegati forze e mezzi straordinari, ma è evidente che sia stata trascurata la cosa più semplice e meno dispendiosa”.