L’Argentina non dimentica Chiara, sepolta viva perché incinta

Chiara Pàez
(Facebook)

Il suo nome era Chiara Pàez ed è l’ultima vittima della violenza sulle donne in Argentina. Un fenomeno in continua ascesa che dal 2008 ha mietuto circa 1.800 vittime. Una  ogni 31 ore secondo le ultime statistiche. Chiara, 14 anni, era di Rufino un piccolo centro nei pressi di Santa Fè. Una ragazza come le altre, una vita come le altre. Stroncata improvvisamente un  giorno di maggio.  Prima c’è stata una scomparsa improvvisa. Gli appelli sui social, le ricerche a cui partecipano centinaia di persone. Tra queste c’è anche il suo ragazzo, Manuel Mansilla, 16 anni. Una storia, quella tra i due,  che dura da qualche mese. E’ iniziata a scuola.

La ricerca è durata poco,  breve come la sua giovane vita  Dopo pochi giorni la scoperta: la ragazza, o meglio il suo corpo quasi irriconoscibile, viene ritrovata senza vita, interrato nel cortile della casa dove vive Manuel. Il volto, quel viso che le foto postate nel suo profilo Facebook e su Instagram ritraggono sorridente, senza un’ombra, è tumefatto per i colpi ricevuti. La scomparsa era un “dopo” dunque non un “prima: l’inevitabile conseguenza di un omicidio brutale, in apparenza senza motivo. Sarà il corpo di lei ha dare agli inquirenti il movente. La giovane era incinta di 8 settimane. La causa scatenante è stata quella: attendere una vita ha significato per Chiara la morte. Un’ipotesi sostenuta dalle tracce di farmaci antiabortivi rivelati dall’autopsia. Ma lo stupore e lo sdegno non si fermano lì. Perché la ragazza, sana, robusta “1 metro e 70 e 70kg di peso” non poteva essere stata ridotta in quello stato dal solo Manule. Ed ecco che il percorso per scoprire ciò che resta da scoprire si fa breve: ad aiutare il ragazzo ci hanno pensato la madre di lui, 34 anni, e il suo compagno di 43.

Il piccolo paese è frastornato e lo sdegno monta diventando quello dell’Argentina intera. Perché i dettagli dell’omicidio lasciano attoniti:  la ragazza era stata sepolta ancora viva. E’ morta  dopo.  La fine  di Chiara ha mobilitato le folle. In 70 piazze mercoledì centinaia di migliaia di persone hanno chiesto al governo argentino un maggiore impegno per contrastare i femminicidi. A Buenos Aires 200mila persone erano nella piazza del Parlamento. Una mobilitazione storica. Che si è estesa anche a Cile e Uruguay. Sui social l’hashtag #NiUnaMenos «Non una di meno» è stato tra i trend topic con il sostegno di Leo Messi: “Basta femminicidi” ha detto il campione argentino “Tutte le notti prima di andare a dormire, piango da solo nel mio letto” ha detto Fabio, il padre di Chiara, ancora incredulo.

Armando Del Bello