
“Una voce pacata tra tanto chiasso”, così Paolo Branca su ‘Avvenire’ definisce Khaled Fouad Allam, il sociologo algerino sessantenne, esperto di mondo musulmano e docente di Storia dei paesi islamici all’università di Trieste, trovato morto ieri subito dopo pranzo in una stanza d’albergo romano. Allam era stato candidato nel 2006 per l’Ulivo alle elezioni politiche per la Camera, venendo eletto deputato. Per le sue idee moderate, si era avvicinato al centrosinistra attraverso la Margherita.
Attualmente era membro del partito radicale transnazionale e consulente per le politiche dell’immigrazione del sindaco di Mazara del Vallo, in provincia di Trapani. Editorialista di ‘Repubblica’ sui temi del Medioriente, il sociologo è stato sempre in prima fila sui temi dell’integrazione e del dialogo tra popoli. Recentemente, dopo i fatti di Charlie Hebdo, aveva commentato: “E’ lo scontro fra due tipi di sacralità: una di tipo tradizionale, di cui i terroristi sostengono di essere i paladini, e un’altra di matrice laica, profana, che ha nella libertà il suo vessillo. Ora più che mai è urgente interrogarsi su come mettere in comunicazione queste mentalità contrapposte, evitando così ulteriori violenze”.
Le sue denunce rispetto all’integralismo islamico, primo nemico del processo di riforme nei Paesi del Medioriente, gli erano costate non poche minacce, ma Allam non aveva mai di commentare quanto avveniva dall’altra parte del bacino del Mediterraneo, fino a uno dei suoi ultimi scritti, dall’eloquente titolo “Il jihadista della porta accanto”.
Khaled Fouad Allam soffriva di diabete e proprio questa potrebbe essere la causa del decesso: è stata disposta l’autopsia, ma da quanto si apprende in precedenza il sociologo si sarebbe già sentito male e sarebbe stato soccorso. Sarebbe dovuto partire in mattinata, ma il personale dell’albergo, allarmato perché non aveva sue notizie, è entrato nella stanza che occupava e l’ha trovato cadavere in bagno, senza apparenti segni di violenza sul corpo.
Giuseppe Gabriele Mastroleo