Caso Crocetta, Ingroia: “Uso politico delle intercettazioni”

Antonio Ingroia (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Antonio Ingroia (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)

La presunta intercettazione tra il medico Matteo Tutino e il governatore di Sicilia, Rosario Crocetta, è “una bufala, come ha spiegato in maniera categorica il procuratore Lo Voi”; ad affermarlo l’ex pm antimafia, Antonio Ingroia, oggi responsabile dell’agenzia Sicilia e-Servizi, le cui affermazioni sono riportate dal ‘Corriere della Sera’. Secondo il già candidato premier per Rivoluzione Civile, “ci siamo abituati a un eccessivo uso politico delle intercettazioni”.

Quindi entra nel merito: “Dietro dev’esserci una fonte considerata attendibile da ‘L’Espresso’, probabilmente istituzionale. Con una precisa finalità. Io non arrivo a immaginare un golpe come Crocetta, ma quella frase, mostruosa ancorché inesistente, ha contribuito ad aumentare la disaffezione e la delegittimazione nei confronti della politica, delle istituzioni e dell’antimafia”. Nessun paragone con i colloqui tra l’ex presidente della Repubblica Napolitano e il senatore Nicola Mancino, nell’indagine sulla trattativa Stato-mafia: “Noi ci comportammo correttamente”.

Poco importa se la Corte Costituzionale in una sentenza ha spiegato di non pensarla nello stesso modo: “Giuridicamente avevamo ragione, ma col senno di poi ammetto che sul piano politico-istituzionale, dopo il conflitto sollevato dal Quirinale, avremmo potuto essere più prudenti”. Ingroia insiste sul tema delle intercettazioni: “Sebbene talvolta sia mancata un po’ di professionalità da parte di qualche mio ex collega, la principale responsabilità è della politica, che con l’inerzia nella moralizzazione al suo interno legittima la supplenza della magistratura. Lasciando che le intercettazioni da strumento investigativo diventino strumento di lotta politica, anche per il modo in cui vengono diffuse dai mezzi di informazione”.

Quindi evidenzia come “per Lucia Borsellino provo ovviamente grande affetto, ma sinceramente penso che non sarebbe dovuta entrare nella giunta di Crocetta; con un cognome così pesante il rischio di essere strumentalizzata era reale”. Infine sul rapporto di amicizia con Tutino: “Me lo presentarono una ventina d’anni fa come uno dei ‘cervelli in fuga’ dall’Italia, appena rientrato dalle Americhe. Abbiamo cominciato a frequentarci, ma quando veniva in Procura per presentare denunce lo mandavo da altri”. Poi, dice Ingroia, i rapporti si raffreddarono e dopo quanto avvenuto l’ex pm afferma che “Tutino rappresenta un aspetto deteriore della politica”.

GM