Vendetta contro la compagna: sevizia a morte la sua cagnetta

Cani (Julian Finney/Getty Images)
Cani (Julian Finney/Getty Images)

Gravissime le ferite e i danni che i veterinari dell’Enpa hanno diagnosticato su una cagnolina di un anno e mezzo, poi soppressa perché giudicata inguaribile: compressione della cassa toracica, danneggiamento di organi interni. La povera cagnetta è stata vittima di una brutale vendetta perpetrata da un trentenne ghanese, non regolare in italia, nei confronti della sua compagna. L’uomo, infatti, secondo l’ipotesi investigativa, avrebbe seviziato  il cane fino a causare le ferite mortali.

L’episodio nell’hinterland milanese, a Nord-Est del capoluogo meneghino. La padrona della cagnolina, una “meticcia molossoide” che al momento della soppressione pesava 35 chili, qualche settimana fa si era rivolta ai veterinari dell’Enpa, che non hanno avuto dubbi sul fatto che l’animale fosse stato brutalmente maltrattato. In seguito all’abbattimento della cagnetta, le analisi hanno confermato che le ferite erano “causate da maltrattamento umano”, tanto che sono state ritrovate tracce di Dna umano nel corpo dell’animale.

A condurre le indagini, il pubblico ministero Maura Ripamonti, coaudivato dalla polizia locale, che ora ricerca il ghanese, che la sua compagna aveva nel frattempo provveduto ad allontanare di casa. Il 30enne non ha un lavoro fisso, ha una precedente condanna per spaccio e non ha permesso di soggiorno; per due volte non ha rispettato il “foglio di via” e nei suoi confronti risultano anche due segnalazioni per danni nelle abitazioni in cui ha vissuto. Ora rischia la reclusione da 3 mesi a 18 mesi, o una multa da 5mila a 30mila euro, come previsto dall’articolo 544 ter del codice penale, che potrebbe aumentare della metà perché da quei maltrattamenti è derivata la morte dell’animale.

GM