
Spotify sta mutando la propria policy chiedendo l’accesso, come già fanno tante applicazioni, a contenuti che sono sul nostro smartphone: dalle foto ai contatti, dai file multimediali alla localizzazione.
«Se non sei d’accordo, non usare il servizio», spiega la società «Con il tuo permesso potremo raccogliere informazioni immagazzinate sul tuo telefonino, come i contatti, le foto o i file media», si legge nella nuova privacy di Spotify. «Leggete attentamente le nuove regole prima di accettarle», ammonisce il sito di Wired, che alla vicenda dedica un articolo e definisce la policy «criptica». Ma c’è chi minimizza, come ad esempio il blog The Verge: «La nuova policy» – spiega – «non è raccapricciante o fuori dalla norma, l’azienda si sta solo preparando a servizi futuri».
L’amministratore delegato di Spotify, Daniel Ek, ha provato a mettere una pezza. «Avremmo dovuto comunicare meglio le nuove regole» – si è scusato in un post ufficiale. «Vi chiediamo il permesso di accedere ad alcune informazioni che useremo solo per personalizzare la vostra esperienza su Spotify».
Spotify, nata in Svezia e lanciata nel 2008, oggi possiete un tesoretto pari a 75 milioni di utenti attivi, di cui 20 milioni sono a pagamento, qualche settimana fa ha lanciato un nuovo servizio di notizie e podcast, con l’ambizione di diventare un vero e proprio media. Ma adesso Spotify rischia grosso, il cambio di policy potrebbe agevolare Apple Music che pare stenti a decollare. Come finirà?
Giovanni Remigare