Scarcerato il boss: “E’ uno studente universitario modello”

De Stefano dopo l'arresto (foto Polizia di Stato)
De Stefano dopo l’arresto (foto Polizia di Stato)

Prima di essere arrestato, nel 2009, era inserito nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi d’Italia. Oggi, dopo quattro anni di latitanza e sei di carcere, Paolo Rosario De Stefano, considerato reggente dell’omonimo e potentissimo clan di ‘ndrangheta di Reggio Calabria, torna a casa. La motivazione: ha ottenuto due anni di sconto di pena per meriti universitari; il boss, infatti, recluso con il 41-bis, che prevede il carcere duro per i condannati per mafia, nel corso della sua detenzione si è iscritto alla facoltà di giurisprudenza dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria.

I risultati finora ottenuti e i voti sul libretto sono quantomeno sorprendenti: quattordici gli esami sostenuti finora, con una lunga sfilza di trenta e trenta e lode, che lo hanno fatto beneficiare della liberazione anticipata, prevista dall’ordinamento penitenziario per “il condannato a pena detentiva che abbia dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”. Non ci sarebbe nulla di strano, se non fosse che prima di essere arrestato, De Stefano era ritenuto il successore diretto del cugino Peppe, condannato a 27 anni di carcere, alla guida del pericoloso clan.

Testimonianza diretta sono anche le dichiarazioni rilasciate a suo tempo dopo l’arresto di De Stefano, con l’attuale presidente del Senato, Pietro Grasso, all’epoca ai vertici dell’antimafia, che espresse “plauso e compiacimento”. Ma una seconda possibilità nella vita va concessa a tutti. Con la speranza, però, che stavolta i giudici non abbiano preso un pericolosissimo abbaglio.

GM