Morte Salini: spunta la pista del sabotaggio

Claudio Salini (Youtube)
Claudio Salini (Youtube)

I carabinieri analizzeranno i tabulati telefonici dell’imprenditore nel settore costruzioni e grandi opere, Claudio Salini, rimasto vittima domenica sera di un incidente stradale mortale. L’uomo si trovava a bordo della sua Porsche quando – per cause ancora poco chiare – si è schiantato contro un albero all’altezza di via Giustiniano Imperatore. Si cerca di capire se prima di rientrare dalla Sardegna o comunque nel tragitto verso casa abbia parlato con qualcuno, ricevendo magari minacce.

Tra i sospetti più forti in queste ore c’è quello che l’auto sia stata volontariamente sabotata, anche se  l’ipotesi principale rimane quella di un’uscita di strada provocata dall’alta velocità e dall’asfalto precario. In ogni caso, sia la Procura, che ha delegato i carabinieri, che l’avvocato Oliviero De Carolis, legale della famiglia Salini, vogliono vederci chiaro fino in fondo. Del resto, la Porsche 911, acquistata di recente, era rimasta parcheggiata per un mese nel complesso residenziale dove Salini abitava, a Porta San Sebastiano.

C’è poi il particolare che il 16 settembre prossimo l’imprenditore avrebbe dovuto testimoniare nella prima udienza del processo contro tre casertani che aveva fatto arrestare. I carabinieri che avevano messo le manette ai tre avevano spiegato che il gruppo “stava già effettuando gli appostamenti per il rapimento lampo”. Tra i tre, c’era Federico Laugeni, 52enne imprenditore casertano, titolare della Cogel, ditta di impiantistica.

Secondo quanto emerso dalle intercettazioni ambientali disposte dal pubblico ministero Marcello Monteleone, Laugeni “cercava di far intendere a Salini di essere a sua volta vittima” di un clan camorristico, mentre in realtà con i suoi sodali, Luigi Cice, 45 anni piccolo imprenditore di Marcianise, e Gennaro Pisano, barista, 40 anni di Afragola, stava progettando un piano estorsivo.

GM