
“Un libro necessario. Ognuno dopo averlo letto potrà dire ‘questo poteva capitare a me'”, così Giuseppe Strazzeri, direttore editoriale di Longanesi, ha definito il libro scritto da Raffaele Sollecito, assolto dalla Cassazione per l’omicidio di Meredith Kercher, nel quale era imputato insieme ad Amanda Knox, in quanto – scrive la Suprema Corte nelle motivazioni rese note nei giorni scorsi – rappresenta un dato “di indubbia pregnanza” a favore dei due giovani – “nel senso di escludere la loro partecipazione materiale all’omicidio, pur nell’ipotesi della loro presenza nella casa di via della Pergola” – la “assoluta mancanza di tracce biologiche a loro riferibili” nella stanza dell’omicidio o sul corpo della vittima.
Anticipazioni del libro sono apparse oggi sul ‘Corriere della Sera’. Scrive Sollecito: “All’urlo di mia sorella: ‘Innocente!’, tutte le persone che si erano strette attorno a me cominciarono a gridare dalla gioia, a battere le mani. Incredulo, mi lasciai sfuggire una risatina dalla bocca dello stomaco, poi anche io urlai, forte, sempre più forte, mentre papà, Mara e Greta piangevano dalla gioia e il mio amico Francesco mi afferrava e mi stringeva al punto da farmi soffocare”.
Il ragazzo barese racconta poi del suo rapporto con Amanda Knox, anche dopo la fine della loro storia d’amore: “Ricevetti anche una telefonata da Amanda. Sapevo che aveva vissuto con angoscia l’attesa della sentenza, ma adesso era felice, almeno quanto me. In qualche modo, ora, la nostra storia era davvero finita. Solo noi potevamo sapere quant’era pesante il fardello che ci eravamo portati addosso per tutti quegli anni. Ma ci rendevamo anche conto, com’era già avvenuto dopo la prima assoluzione, che, a parte quell’esperienza, non c’era più nulla che ci unisse. E ci salutammo. Con lo stesso ‘Buona fortuna’ che ci eravamo augurati il giorno della scarcerazione”.
GM