Da oggi le banche verranno salvate dai correntisti

SIENA, ITALY - APRIL 05:  General view of the entrance of the head office of Monte dei Paschi di Siena Bank on April 5, 2013 in Siena, Italy. The Bank of Italy has today ordered former top executives of MPS to pay a total of 5 million Euros (GBP £4.2 million) in fines for lack of controls over risky trades at the bank.  (Photo by Marco Secchi/Getty Images)
(Photo by Marco Secchi/Getty Images)

Buone notizie per le banche, un po’ meno per i correntisti. Dal prossimo anno infatti, quest’ultimi potranno essere chiamati contribuire al salvataggio di una banca in caso di suo fallimento. Da precisare che si sta parlando di correntisti dai 10o mila euro in su. A prevederlo è la direttiva europea n.59 del 2014 che ieri il Consiglio dei Ministri ha recepito con l’approvazione di due decreti legislativi in materia di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Si tratterebbe di regole che istituiscono l’Unione Monetaria e che dovrebbero limitare i rischi di contagio, nel momento in cui un istituto è in sofferenza, evitando contemporaneamente che ci siano operazioni pubbliche di salvataggio. Il cosiddetto “bail-in”, il salvataggio interno, ha suscitato non poche polemiche, in primis dall’Unione Nazionale dei Consumatori secondo cui “ E’ una vergogna nazionale ed europea che anche i correntisti siano chiamati a pagare di tasca loro in caso di salvataggio di una banca. Un conto è che paghino azionisti e obbligazionisti che, in quanto tali, vantano almeno qualche minimo diritto, nonostante siano molto meno rispetto a quelli che sarebbe giusto avere, un conto è che paghino i correntisti, che non hanno mai visto un bilancio della banca e non ricevono alcuna informativa”. Il segretario nazionale dell’ UNC ha poi aggiunto “e così deve essere, allora anche i correntisti devono avere un loro rappresentante nei Consigli di amministrazione delle banche, avere diritto d’intervento e di voto nelle assemblee, scegliere l’amministratore delegato, approvare il bilancio e così via. Altrimenti è evidente che la disparità di trattamento diventa un sopruso bello e buono, dove a pagare non sono mai i dirigenti delle banche che le fanno fallire o chi li sceglie, ma le persone innocenti” che non c’entrano nulla”.

Roberta Garofalo