All’asta i francobolli di Andreotti. Ecco quanto valgono

Giulio Andreotti (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images)
Giulio Andreotti (FILIPPO MONTEFORTE/AFP/Getty Images

“Ho dovuto vendere la collezione di francobolli per pagarmi gli avvocati”, così l’ex presidente del Consiglio, Giulio Andreotti, commentò nel 2003 l’assoluzione senza rinvio della Corte di Cassazione nel processo che lo vedeva imputato per l’omicidio Pecorelli. Il valore dei francobolli collezionati dal ‘Divo Giulio’ nei decenni è difficilmente stimabile; ora alcuni di questi finiranno all’asta: si tratta del calendario filatelico del 1870, composto da 364 pezzi, uno per ogni giorno dell’ultimo anno del potere temporale dei Papi.

La collezione, su indicazione degli eredi di Andreotti, verrà battuta come lotto 949 all’Hotel de la Ville a Milano sabato 26 e domenica 27 settembre prossimi dalla Casa d’Aste Ferrario di Milano, il cui presidente Filippo Ferrario ha spiegato: “Nella collezione appaiono due rarissime lettere del 20 settembre 1870, il giorno di Porta Pia, una da Civitavecchia e una da Albano, si tratta per entrambe dell’ultimo giorno di esistenza dello Stato Pontificio. Poi due lettere del 14 e 16 settembre 1870, spedite da Ronciglione e da Velletri nei rispettivi giorni di liberazione. Storicamente importanti anche due lettere dell’8 ottobre e 9 ottobre 1870 che sanciscono l’ultimo giorno della Giunta provvisoria di governo e il primo d’annessione al Regno d’Italia”.

La base di partenza dell’asta sarà di 40mila euro, ma si pensa che si possa arrivare a 100mila euro. Da quel che si apprende in certi ambienti a Milano, ci sarebbe un interessamento di Luigi Berlusconi, figlio dell’ex premier, ma per ora si tratta ancora di voci. Quel che è certo è il legame di Andreotti con i suoi francobolli, tant’è che li citò anche in un discorso, quasi quarant’anni fa: “Penso alle buste bollate alle poste di san Pietro il 20 settembre 1870 e rilevo come, in un giorno drammatico per la città, gli impiegati pontifici restarono al loro posto, in una concezione del servizio pubblico che sarebbe bene far resistere all’usura del tempo”.

GM