
Il n.1 di Mediaset Fedele Confalonieri è entrato nel carcere di massima sicurezza di Parma, lo stesso dov’è rinchiuso Totò Riina, per far visita all’ex senatore di Forza Italia, già fondatore di Publitalia, Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva a sette anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, e ristretto da giugno dello scorso anno, dopo essere stato fermato a Beirut, in un albergo di lusso, il 12 aprile.
Immediatamente dopo la visita, Confalonieri spiega di voler evitare di entrare nel merito “perché la cosa mi fa star male e perché non vorrei fargli del male”, ma poi sottolinea: “Marcello, che finora si sentiva un carcerato, adesso si sente un sequestrato”. Il n. 1 di Mediaset fa riferimento al caso Contrada, dopo che a maggio la Corte europea dei diritti umani ha stabilito un risarcimento per danni morali di dieci mila euro da parte dello Stato italiano nei confronti dell’ex superpoliziotto e agente dei servizi segreti.
Decisione presa poiché rispetto al periodo in cui gli sono stati contestati gli episodi criminosi, vale a dire tra il 1979 e il 1988, il reato “non era sufficientemente chiaro”. Ragiona Confalonieri: “Anche per Marcello è così, anche lui ha subito una condanna per fatti antecedenti all’introduzione della norma. Perciò va fatta giustizia. E mi auguro che il suo caso venga affrontato senza guardare a Dell’Utri come all’amico di Silvio Berlusconi, come al politico. Qui non c’entrano le toghe rosse, non c’entra la politica. Anzi, la polemica politica deve restare fuori da questa storia: questo è un caso di giustizia che va risolto il prima possibile”.
“Dell’Utri è un uomo mite”
Confalonieri non ci sta che Dell’Utri passi, come scritto nelle sentenze, per soggetto “di particolare pericolosità social”, infatti evidenzia: “È una delle persone più miti, più colte, più perbene che conosca. Ed è una persona che comunque ora è ingiustamente detenuta, perché qualsiasi cosa gli sia stata addebitata, alla luce della sentenza su Contrada non può più essergli addebitata”. Poi sulla possibilità di una revisione del processo: “Strade ce ne sono. C’è l’incidente di esecuzione, con cui si può puntare a ottenere l’inesecutività della condanna. C’è il ricorso pendente alla Corte europea, la possibile richiesta di grazia. Il problema è quello dei tempi”.
“Saperlo lì mi fa andar fuori di testa” – sono infine le accorate parole di Confalonieri – “E la mia paura è che vada fuori di testa anche lui. Lo so, so perfettamente che la condizione di Marcello è la situazione di tutti i reclusi. Perciò spero che si possa affrontare il caso come se si trattasse di un detenuto qualsiasi. Bisognerebbe scarnificare l’immagine di Dell’Utri, presentarlo come un cittadino comune, come un problema di giustizia. Ci sarà qualcuno che vorrà sollevare il velo. Ci saranno giuristi, uomini di legge, che riconosceranno la particolarità della situazione. Io mi auguro di sì, spero scocchi la scintilla. Non è politica, non è politica”.
GM