
Dopo aver più volte detto che l’Italia non avrebbe partecipato ai bombardamenti in Iraq contro l’Isis e dopo aver auspicato un’inconcepibile soluzione politica, ora il governo cambia idea e modifica le regole d’ingaggio per quanto riguarda la nostra partecipazione alla coalizione che sta tentando di sconfiggere gli estremisti dello Stato Islamico.
L’Italia aveva già un ruolo nella missione contro l’Isis, ma non aveva mai avuto un impegno diretto. Fino ad oggi il nostro governo aveva inviato 140 uomini per attività di ricognizione e numerose armi destinate ai peshmerga curdi (gli unici a combattere direttamente sul campo i jihadisti). Inoltre i nostro uomini si occupavano di attività di addestramento. Ora le cose cambiano e i tornado italiani inizieranno a bombardare obiettivi dell’Isis.
Per il momento dunque l’Italia entra in azione in Iraq mentre continua a non impegnarsi in Siria. La differenza fondamentale è che il governo iracheno ci ha chiesto di intervenire, mentre quello siriano per ora ha chiesto esplicitamente aiuto soltanto alla Russia. Lo stesso Renzi parlando all’Onu aveva fatto capire chiaramente che per lui c’è una grossa differenza tra le due situazioni. In realtà agli osservatori esterni non sembra così netta questa differenza anche perché l’Isis è presente in entrambi i Paesi e continua a compiere gli stessi crimini su entrambi i versanti (vedi per esempio la distruzione dell’arco di trionfo romano a Palmira, in Siria).
F.B.
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