
L’offensiva russa in Siria sta procedendo a passo spedito. Negli ultimi giorni ci sono stati 60 raid aerei che hanno colpito 50 obiettivi appartenenti all’Isis. Un attacco totale che sta avendo i suoi effetti. Da un lato il Cremlino ha annunciato numerosi jihadisti in fuga verso l’Europa, dall’altro ci sono molte organizzazioni di ribelli che hanno apertamente dichiarato guerra a Putin promettendo di vendere carissima la pelle. Tra i gruppi più inferociti anche i terroristi qaedisti di Al Nusra e gli islamisti di Ansar al-Sham, il gruppo salafita finanziato da Arabia Saudita e Qatar. Tutti insieme hanno diramato un comunicato di fuoco in cui auspicano una rivolta di massa contro “l’invasore” russo: “Questa nuova realtà impone in particolare ai Paesi della regione e ai suoi alleati di accelerare la formazione di un’alleanza regionale per fronteggiare l’alleanza russo-iraniana che occupa la Siria”. L’obiettivo, si legge nel comunicato, è quello di imporre una “cocente sconfitta” alle truppe di Assad e a quelle russe.
Nel frattempo per Putin i problemi arrivano anche dalla Turchia che ha denunciato ancora una volta la violazione da parte dei caccia russi del suo spazio aereo. Per questo motivo il ministero degli Esteri turco ha immediatamente convocato l’ambasciatore di Mosca ad Ankara Andrej Karlov con l’intento di protestare per l’accaduto.
Ma il leader russo non si dà certo per vinto e non si farà fermare da questi incidenti di percorso. Prova ne è la continua ricerca di nuove alleanze. Tra queste la più probabile è quella israeliana come testimonia la visita a Tel Aviv di una delegazione militare russa, guidata dal vice capo dello Stato maggiore, il generale Nicolai Bogdanovsky.
F.B.