
“Elena Ceste è morta di freddo”. Assiderata. Questa è la tesi sostenuta dalla difesa di Michele Buonincontri, marito della donna scomparsa di casa e poi trovata morta vicino a un canale ad Costigliole d’Asti. Il pompiere salernitano è accusato di aver ucciso la moglie e poi di aver nascosto il cadavere. Buoninconti è anche l’uomo che, intercettato, faceva dei discorsi inquietanti ai figli e gli chiedeva di mentire. Ma secondo i suoi avvocati lui con l’omicidio della moglie nulla c’entra. Era lei quella “disturbata”
La difesa durante il processo ha dichiarato che “Elena Ceste era una psicotica, con personalità bipolare, una madre esemplare ma incapace di reggere il peso della sua doppia vita, le avventura extraconiugali”. I legali di Michele Buoninconti, Enrico Scolari e Giuseppe Marazzita, chiedono al giudice monocratico Roberto Amerio che “sia assolto perchè il fatto non sussiste”.
L’intendo degli avvocati è quello di smontare l’intero impianto accusatorio: “Non è vero che il cadavere di Elena Ceste, la mattina del 18 ottobre 2014, sia stato trovato così come lo descrivono i consulenti del pm, cioè come “un soldato sull’attenti”, le braccia parallele al corpo, prono”. Un altro passaggio è quello del percorso in auto di Michele che è stato ricostruito, dal perito del pm, in base agli impulsi del suo telefono agganciati dalle celle. “Quesito sbagliato, capovolto – dice la difesa – Bisognava partire dagli impulsi e individuare tempi e percorso. Si è partiti da una teoria. Le prove contaminate, i vestiti ritrovati custoditi in contenitori che avevano già tracce di terriccio; il numero di particelle esaminate che, secondo la difesa, avrebbero dovuto essere almeno 2 mila per formare una prova, ma ne furono esaminate solo sei; l’utilizzo di una perizia psichiatrica per «costruire» sopra la personalità di un killer, quando l’art. 220 del codice penale vieta l’utilizzo di questi esami per sostenere l’imputabilità dell’indagato. Scolari definisce il lavoro dei periti come un esempio di deprecabile superficialità e si richiama alla sentenza della Cassazione sul caso Meredith.
Nel frattempo i genitori di Elena, sono molto addolorati per il ritratto della figlia dipinto in particolare da Marazzita. Racconta l’avvocato di parte civile Deborah Abate Zaro: “La madre ha commentato: ’Se il marito pensava che mia figlia fosse una pazza, perchè non me l’ha restituita? Oggi sarebbe ancora viva”
MD